Iniziamo il nostro viaggio in Lomellina da Mortara, capoluogo storico, oggi un moderno centro fiorente di attività agricole, industriali e commerciali, nonché un importante nodo stradale e ferroviario. Questa cittadina offre al visitatore interessanti monumenti ed opere d’arte, quali il gotico duomo di San Lorenzo, la chiesa di Santa Croce, chiesa madre dell’ordine monastico Mortariense e l’antica abbazia di Sant’Albino, sorta sul luogo della leggendaria battaglia fra Franchi e Longobardi. Ma, al turista attento alla buona cucina, non possono sfuggire i rarissimi e squisiti piatti tipici di Mortara, unici in Italia: salumi, patè e prosciutti d’oca, una prelibatezza cui viene dedicata ogni anno una delle più caratteristiche sagre tradizionali della Lombardia.
Una strada provinciale, che si snoda tortuosa tra risaie e campi di mais, ci conduce ad Olevano di Lomellina. Entriamo nel borgo, ricordato dagli storici fin dal medioevo, da un arco annesso alla settecentesca chiesa parrocchiale e, oltre al possente castello medievale, possiamo visitare il Museo di Arte e Tradizione Contadina, nato con l’intento di diffondere e conservare la memoria della vita contadina nelle campagne lomelline fra il 1800 ed il 1900.
Pochi chilometri ci portano a Castello d’Agogna, un comune che ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo urbanistico e che presenta così due volti, uno moderno e l’altro tipicamente rurale, dove sorge il castello costruito nel XII secolo. Riprendiamo la strada statale per Vercelli, che tocca i centri di Ceretto e Sant’Angelo, ma nessun indizio lascia pensare che stiamo percorrendo, a ritroso, un tragitto molto antico: l’attuale strada infatti corre parallela al tratto lomellino della Via Francigena, la strada che i pellegrini diretti a Roma, e per questo chiamati "romei", facevano a piedi dall’Inghilterra e dalla Francia Settentrionale per raggiungere la capitale della cristianità ed ottenere l’indulgenza. Robbio, l’industriosa cittadina ai confini con il territorio di Vercelli, a cui rimane legata per storia e tradizione, era nel medioevo un’importante stazione di sosta e ricovero dei viandanti. Conserva perciò chiese romaniche quali San Pietro e San Valeriano, oltre ad altre belle chiese dei secoli successivi ed all’antico castello che sorge accanto ad un intero quartiere dall’aspetto tipicamente medievale, ricostruito, però, agli inizi del 1900. La strada per Vercelli ci porta a Palestro, l’ultimo centro lombardo prima del territorio piemontese. Domina l’abitato, da una piccola altura, l’Ossario, monumento e sepolcro dei caduti nella famosa battaglia svoltasi tra il 30 ed il 31 maggio 1859, che vide i franco-piemontesi vittoriosi sugli austriaci.
Lasciamo la statale e prendiamo la trada secondaria, che, zigzagando fra le risaie, porta a Rosasco. La struttura urbanistica del centro abitato ed il torrione da cui si apriva l’ingresso all’antico ricetto, costituiscono vestigia di grande importanza, dalle quali si può facilmente risalire all’aspetto del complesso fortificato originario con torri agli angoli. Proseguiamo ancora per le tortuose stradine che solcano la campagna lomellina e raggiungiamo Celpenchio, uno sperduto borgo che riserva la sorpresa di un caratteristico castello, purtroppo in pessimo stato di conservazione. Siamo a pochi chilometri dal corso del Sesia, proprio sul limite del confine tra la Lombardia ed il Piemonte, non è quindi difficile spiegare la presenza di una così fitta linea difensiva di rocche e castelli sorti a cavallo dell’anno 1000 e sempre adeguati alle rinnovate tecniche di combattimento fino al 1500, quando furono trasformati in comode residenze di campagna della nobiltà milanese.
E’ la sorte toccata al superbo castello Gallarati di Cozzo. Riedificato dai milanesi alla fine del XIII secolo, si presenta cinto da fossati con un torrione sul quale campeggia l’arma dei feudatari. All’interno, in cui ha sede oggi la Comunità di Mondo X Eco Base di Padre Eligio, si possono visitare dieci stanze con gli arredi d’epoca ed alcuni singolari affreschi monocromatici eseguiti agli inizi del 1500. Lasciando Cozzo alla volta di Valle, incontriamo la frazione Bordignana, dove è la chiesa monastica dei santi Pietro e Paolo. Valle è oggi un importante centro per la raffinazione del riso. Dopo aver visitato la bella chiesa parrocchiale, soffermiamoci ad osservare la curiosa costruzione del castello, con torri circolari, loggiati e merlature ghibelline. Merita senz’altro una visita il Santuario della Madonna di Casaletto, sulla strada per Semiana, ma non lasciamo il paese senza aver acquistato un sacchetto del genuino riso lomellino in una delle numerose riserie locali che, in molti casi, usano ancora l’antico metodo per la pulitura e la brillatura. Pochi chilometi ci separano da Breme che costituisce, senza dubbio, uno dei paesi lomellini più interessanti dal punto di vista ambientale ed architettonico: i vicoli, le vecchie case ed alcuni elementi costruttivi sparsi qua e là ci rivelano l’apparato oppidaneo del borgo. Ma Breme è nota per l’antica e famosa abbazia di San Pietro, che esplicò grande influenza nel giro politico e religioso del medioevo, occupando il terzo posto tra le abbazie più importanti dell’impero.