04/05/2019
In origine, l’area fu modellata da fiumane che depositarono sabbia e ciottoli formando dossi, conche e avvallamenti che si conservarono, costellati di paludi e boschi, fino al Medioevo. L’ambiente che vediamo oggi è frutto di un lavoro che l’uomo ha intrapreso fino a rendere queste terre fra le più fertili del mondo. Infatti, nulla di questo tranquillo paesaggio è naturale: tutto è stato costruito, trasformato ed organizzato dall’uomo con infinita e secolare pazienza. Per natura questa terra di risorgive è stata per secoli un’impraticabile palude, ma le comunità dei monaci nel medioevo, che bonificarono la zona introducendo le marcite, la colonizzazione feudale nel duecento e le grandi riforme agricole introdotte dagli Sforza, che sperimentarono la coltivazione del riso, hanno fatto di questa zona un mosaico di ricchissimi campi di cereali. Al servizio di questa estensione di coltivazioni, a fianco dei tre fiumi naturali che delimitano la Lomellina, è stato organizzato un complesso sistema idrico di rogge e canali, che hanno dato vita alla costruzione dei mulini, e sono sorte le cascine “a corte chiusa”, tipici insediamenti rurali della Pianura Padana.
foto d’archivio, 1998
Particolare attenzione è stata rivolta alla protezione delle diverse garzaie, e sono stati conservati alcuni boschi con vegetazione autoctona della Pianura Padana; tra questi ricordiamo:
Tra le aree in fase di costituzione o di rimboschimento ricordiamo la “Lanca dell’Agogna Morta”, tra Nicorvo ed il confinante comune piemontese
di Borgolavezzaro, ad opera dell’Associazione “Burchvif” .