I “dossi” o “sabbioni” sono formazioni geologiche caratteristiche della pianura pavese e di origine ancora, in parte, controversa. Si tratta, in sintesi, di vere e proprie dune di sabbia che si elevano di pochi metri (3-4) sul livello della campagna circostante. Si ritiene che la loro formazione sia dovuta al rimaneggiamento eolico di sabbie depositate alla fine del Diluvium e costituirebbero quindi la porzione superiore del Diluvium recente.
Nel passato la Lomellina doveva apparire come una vasta area acquitrinosa interrotta dai cordoni sabbiosi che costituivano i dossi. Oggi è rimasto ben poco del paesaggio originario. Le paludi sono state bonificate e i dossi spianati per far posto ai pioppeti e alle risaie. L’unica testimonianza che ci rimane di essi è, in molti casi, il saliscendi delle strade campestri che dà a chi le percorre lo stupore di trovarsi alcuni metri al di sopra del piano della campagna coltivata.
Ma alcuni di questi sono ancora ben visibili nei pressi di Remondò, in area non accessibile perché zona militare, di Parona, di Scaldasole e soprattutto lungo la strada Cergnago-Tromello, in una proprietà privata. In questi luoghi ci si trova di fronte a collinette, sabbiose e boscose, che si intervallano a conche umide. I boschi, che vedono prevalere le querce, sono abitati dal Tasso, dal Picchio, dalla Puzzola, dalla Volpe e da molte specie di volatili, tra i quali il Merlo, il Pettirosso, la Capinera, la Cinciallegra, il Rigolo, l’Usignolo, il Gufo, la Civetta e la Poiana. Le zone umide ospitano muschi e licheni, il Germano reale, la Gallinella d’acqua ed anfibi illustri: la Rana di Lataste ed il Rospo bruno, in via di estinzione in gran parte dell’Europa.
Nell’area dei dossi è visibile l’alternanza di avvallamenti e dorsali che testimonia come la superficie della nostra pianura sia stata plasmata dai continui mutamenti di percorsi dei fiumi, dall’incessante lavoro di ruscelli, oltre che dall’erosione provocata dagli agenti atmosferici.
Può sembrare strano ma alcuni dei dossi meglio conservati devono la loro sopravvivenza proprio all’urbanizzazione, in quanto - in una terra di boschi ed acquitrini quale era la Lomellina medievale - i centri abitati hanno dovuto per forza svilupparsi all’asciutto, e quindi in posizione rialzata.
Chi si trova a transitare in Lomellina, dopo aver attraversato lunghi tratti di campagne piattissime, resta piacevolmente sorpreso dallo scoprire, nel cuore di questi centri, salitelle fiancheggiate da vecchie case o antiche chiese affacciate su sagrati dolcemente degradanti.