La marcita è una pratica colturale che si fa risalire al secolo XII. Introdotta in Lombardia dai monaci Benedettini e Cistercensi che, con abnegazione e fatica, bonificarono fontanili e paludi e risanarono vaste aree della zona dove sgorgano le risorgive, essa si ottiene riversando per scorrimento sul terreno l’acqua di queste fontane naturali, la cui temperatura si aggira attorno ai 10 gradi centigradi. I terreni beneficiati dalla stabilità termica delle acque che fuoriescono dal suolo a temperatura costante, permettono annualmente fino ad otto tagli di erba, fornendo anche nei mesi più rigidi dell’inverno prezioso cibo fresco per gli allevamenti zootecnici.
I bellissimi tappeti verdi delle marcite che, specie in inverno, suscitano ammirazione, sono altresì indispensabile fonte alimentare per anatre selvatiche, folaghe e gallinelle durante le rigide giornate invernali e le nevicate. L’abbandono dell’allevamento del bestiame da parte dei contadini ha portato a trascurare le marcite, che rischiano di scomparire dal paesaggio di queste campagne.