Le numerosissime rogge e i canali che intersecano tutto il territorio lomellino hanno favorito, nel corso dei secoli, la nascita e lo sviluppo dei mulini. Costruiti in epoche diverse per la macinazione dei cereali, azionati dall’energia idraulica, si trovano a volte inseriti all’interno dei cascinali, oppure isolati nelle campagne e, talvolta, persino ubicati nei centri abitati.
Quasi tutti funzionanti fino al 1950, sono ora in cattivo stato di conservazione e rischiano sfortunatamente la definitiva distruzione. A Parona si trovavano due mulini: Santa Maria, completamente demolito, e Santo Spirito , ancora esistente; quest’ultimo si trova nella parte orientale del paese, sulla roggia Biraga, ed è stato fatto edificate nel 1750 dalla famiglia Tornielli. Le tre ruote metalliche sono ancora intatte e ben visibili all’esterno dell’edificio.
Sono molto antichi e alcuni di essi sono stati citati nei manoscritti di Leonardo da Vinci. Nella storia di Vigevano si legge che proprio Leonardo, ospite di Ludovico il Moro nel castello Sforzesco alla fine del XV secolo, percorse le strade della nostra campagna, osservando e studiando i corsi d’acqua esistenti. E proprio in quegli anni inventò un nuovo tipo di ruota, con pale concave in ferro, che, girando in posizione verticale e sfruttando l’energia prodotta dall’acqua di una cascata, consentiva il funzionamento di tutte le parti del mulino mediante un complicato sistema di pulegge e cinghie. I primi mulini funzionanti in questo modo furono quelli che il duca Galeazzo Visconti fece costruire a Vigevano, in località Mora bassa, nel XVII secolo.