La vicinanza della capitale Pavia potrebbe far pensare ad un periodo di pace per la nostra terra, ma non è così: infatti, nel 479, gli Ostrogoti di Teodorico, con una marcia velocissima, occupano tutta l’Italia settentrionale. E solo due anni dopo, nel 491, scendono dal nord i Borgognoni e fanno delle nostre campagne e di Milano il deserto; quel poco di vita che rimane, o che risorge, è dovuto alla carità dei vescovi, primo fra tutti il santo vescovo Lorenzo, di Milano.
Gravi lutti reca all’Italia la guerra tra Goti e Bizantini; la sospirata pace viene, dopo centocinquant’anni di stragi, con l’arrivo, nel 568, dei Longobardi, con a capo Alboino, che scendono in Italia e pongono la capitale a Pavia. Questi provengono dalla Pannonia, assieme, come narra Paolo Diacono, a molti Cepiti, Bulgari, Sarmati, Pannoni e Norici. Ventimila Bulgari si stabiliscono sulle sponde del Ticino (da Galliate fin quasi a Pavia) e vi fondano il “Comitato di Bulgaria”, con capitale Vigevano. In questo periodo crescono le foreste, già estese dopo l’invasione dei Goti, tanto che la Lomellina è coperta da una smisurata coltre di boschi. Le città sono composte in prevalenza di case costruite con creta e vimini e coperte di paglia.
Per la Lomellina ha inizio un periodo glorioso. Sotto la dominazione dei Longobardi, infatti, il centro di Lomello assume grande importanza tanto da estendere il proprio nome all’intero territorio; viene anche munito di un forte castello ed è difeso con solide mura; inoltre viene fatta sede di un “graf” (conte) ed è capoluogo amministartivo della regione. Proprio qui, con ogni probabilità, avviene il celebre incontro che prelude alle nozze tra la regina Teodolinda, vedova di Autari, ed il Duca di Torino, Agilulfo. La chiesa di S. Maria Maggiore viene da lei beneficata con donazioni ricchissime e a Lomello fonda due monasteri.
Proprio Lomello, come ne fanno testimonianza documenti del X secolo, è sede di una “iudicaria”. Infatti, in una torre dell’antica rocca, oggi scomparsa, nel 629 viene imprigionata Gundeberga, figlia di Teodolinda e Agilulfo, e sposa di Arioaldo; accusata di tradimento nei confronti del marito, viene liberata dopo tre giorni, grazie alla conclusione favorevole del duello tra il suo paladino Pittone ed il suo accusatore (il respinto Adalulfo), in quello che è il primo “giudizio di Dio” celebrato in Italia.
E proprio la Lomellina è destinata ad essere teatro della fine del regno dei Longobardi: infatti, nel 773 Carlo Magno, ripudiata la moglie longobarda Ermengarda, scende in Italia dal Moncenisio tentando di aggirare alle Chiuse l’esercito longobardo del re Desiderio. Sfuggito all’aggiramento dell’esercito franco, attende il nemico a Mortara, fino ad allora chiamata “Pulchra Silva” o Silvabella, già residenza di caccia di re Rotari. Lo scontro avviene il 12 ottobre 773 nel luogo ove ora sorge l’Abbazia di Sant’Albino ed è giornata veramente epica, vinta, dopo una vera ecatombe di Longobardi, da Carlo Magno.