Le più antiche testimonianze artistiche della Lomellina risalgono all’età longobarda. Furono questi ad edificare, presumibilmente su basi più antiche paleocristiane (e di epoca forse anteriore sono le rimanenze di antiche mura che ancora oggi si possono vedere a Lomello), in un periodo che è stato localizzato intorno all’VIII sec., di cui l’esempio più tipico è il battistero di San Giovanni ad Fontes, sempre a Lomello. Di epoca paleocristiana, cioè attorno al IV-V sec., anche se rimaneggiati, vi potrebbero rientrare anche qualche oratorio campestre situati su strade di certa importanza.
Nella storia dell’architettura lomellina, una qualche rilevanza ha quella romanica, che andando oltre i limiti dell’arte lombarda riemerge agli albori dei primi secoli dopo il 1000, in cui compaiono per la prima volta certe particolarità e soluzioni tipiche del modello architettonico romanico. Se di alcuni di questi monumenti si ha solo notizia, qualche chiesa o abbazia, anche se in parte ristrutturate e manomesse, sono arrivate fino a noi.
Bisogna quindi collegarci ai primi decenni del 1300 per resistrare, in un profilo storico-artistico, fatti documentati e vestigia di costruzioni di un certo rilievo. Ciò si verifica in concomitanza al notevole impulso dato in quest’epoca dai Visconti, specialmente a Vigevano, sia in opere di interesse civile che religiose, nel cui ambito artistico furono compiuti lavori notevoli contrassegnati da caratteri stilistici particolari e relativamente omogenei.
Affine a questo schema costruttivo era il noto ingegnere di opere militari Bartolino da Novara, che lavorava sia a Vigevano che a Mortara. A completare il panorama che va dal trecento al quattrocento si inseriscono i castelli che si contavano n gran numero, per lo più derivati da ricostruzioni su ricetti creati nell’evo di mezzo. Assente, nelle testimonianze superstiti come nelle notizie, è la scultura, salvo qualche pezzo sporadico, né diversa è la situazione per quel che riguarda la pittura.
Dopo il relativo rigoglio trecentesco (s’intende in architettura), il secolo che segue appare, specie nella prima metà, povero di notizie e di opere, salvo qualche testimonianza isolata (tralasciando il compimento degli ultimi castelli dove si hanno indizi di lavori anche dell’Amadeo) ma comunque modeste e generalmente poi sopraffatte da rifacimenti posteriori.
Solo alla fine del 1400, grazie al nuovo gravitare dei signori di Milano verso Vigevano, tutto il Vigevanasco, contado prediletto del duca Ludovico Sforza, finì per goderne tutti i vantaggi: dalle bonifiche agrarie, all’incremento dell’edilizia, alle opere artidtiche, ed in massima parte con la consulenza straordinaria del Bramante per un verso, e di Leonardo da Vinceper l’altro.
Nel 1500, cioè nel rinascimento, sia a Vigevano - diventata nel frattempo sede diocesana - sia a Mortara, non si hanno particolari opere di manufatti. A Vigevano viene fatto il Duomo - che Francesco II Sforza correda con molti preziosi doni - e a Mortara viene eretto il palazzo lateranense (era un convento). Negli altri centri lomellini l’arte rinascimentale è modestamente documentata e più che altro da opere pittoriche generalmente di seguaci del noto pittore milanese Gaudenzio Ferrari, di cui si intendono fra questi il poco noto Bernardino Ferrari, vigevanese, che lavorò prima in Lomellina, poi a Milano, e l’oriundo mortarese Bernardino Lanino, il più dotato elaboratore dei motivi gaugenziani (e più avanti i figli ne saranno i continuatori). In fatto di scultura potrebbe rientrare il pregevole presepe ligneo del Duomo di Mortara, attribuito a tal Lorenzo del luogo.
Poco di notevole, specie all’infuori della pittura, ci offre il secondo cinquecento, se non qualche lavoro del Pellegrini a Mortara e un arco commemorativo a Pieve del Cairo.
Non molto ricco si presenta il panorama artistico degli anni successivi del periodo barocco, cioè tra il 1600 ed il 1750, se si esclude l’erezione di qualche chiesa e la ricostruzione di palazzi signorili senza speciali pregi di bellezza. Quanto alla pittura nello stesso periodo non si hanno da segnalare lavori notevoli, ma nell’eco della scuola pittorica milanese sono state attribuite alcune tele a G. C. Procaccini e certe decorazioni al Genovesino.
Neppure l’arte neoclassica in Lomellina ha lasciato tracce di particolare rilevanza, cioè con caratteristiche tali da poterle annoverare tra le opere d’arte, se si eccettua alcuni palazzi fra cui il collegio Saporiti a Vigevano, e l’opera decorativa del Gonin padre nel Duomo, sempre a Vigevano. A Mortara sorgevano il palazzo del Municipio ed alcuni monumenti di una certa considerazione. Sia nella prima che nella seconda metà del 1800 sono da elencare le diverse ricostruzioni e gli ampliamenti delle chiese parrocchiali, così come alcuni edifici pubblici e privati sia di origine recente e non: ma senza però dar luogo a esiti tali da ritenerli degni di menzione.
Fra i locali pittori e scultori dei preludi del secolo corrente una nota può essere fatta per gli scultori e pittori fratelli Bialetti di Mede, dei pittori Amisani dello stesso paese, e B. Canevari di Dorno. Pregevoli nelle chiese parrocchiali alcune opere di Paolo Maggi di Sannazzaro, del Galberini e poi di F. Villa di Vigevano e del Sampietro di Garlasco.