Vigevano

Cenni storici

Il Castello
Il Castello - 29/05/2024
L’origine del nome

L’origine e l’etimologia del nome di Vigevano sono tuttora incerte. La città potrebbe avere derivato il nome da Viglo, uno dei condottieri troiani che accompagnarono in Italia Enea, oppure da Vicus Gepidum, Vicus Tumulis, Victumulis, Vicus Libuinus, Vicus Genuinus ed altrettanti toponimi.
La maggor parte degli studiosi moderni propende però per la derivazione del nome da Vigesimum milium, cioè dal fatto che l’abitato sorse in epoca romana (fu eretto un emporio fortificato in regione Buccella) alla distanza di venti miglia da Milano.

Gli albori di Vigevano si perdono nella preistoria. Pur essendo una località antichissima, le sue origini sono piuttosto incerte: alcuni studiosi li fissano al periodo gallico, altri a quello celtico, altri ancora a quello ligure. La città sorge su una specie di spalto alluvionale che forma un terrazzo naturale dominante la vallata del Ticino; questa è una delle ragioni per la quale viene scelta a luogo di stanza dei primi abitanti. Si può affermare che per un intero millennio essa non abbia avuto storia, nel senso stretto della parola. I reperti archeologici rendono comunque probabili le ipotesi formulate circa la sua fondazione in epoca romana.

La zona è interessata agli scontri armati romani del Ticino (218 a.C.) e alla calata delle truppe barbariche.

L’esistenza di un agglomerato urbano di remotissima origine è pure confermata dalla presenza del Vescovo milanese Ambrogio, il quale vi avrebbe operato miracoli intorno al 380. Fu tale la venerazione dei fedeli locali per il Santo dottore milanese che gli venne dedicato un tempio, divenuto poi cattedrale.

Quando sia sorta la prima chiesa vigevanese e verso quale epoca i suoi abitanti abbracciarono il Cristianesimo non è tuttavia facile da precisare. Si può però arguire che la diffusione del Vangelo risalga al periodo apostolico e che da allora datino i primi edifici consacrati al culto. Documenti relativi alla diffusione del cristianesimo a Vigevano e nella Lomellina sono conservati a Milano, Pavia, Novara e Vercelli. Si può quindi ricostruirne indirettamente la prestigiosa storia.

I Longobardi s’interessano a più riprese di Vigevano. L’abitato in quel periodo non gode di particolari menzioni o privilegi, anche se viene visitato più volte dalla Regina Teodolinda, ricordata per la saggezza e la pietà. Il nome di Vigevano ricorre nell’editto promulgato da Flavio Rotari (643); in tale documento, che riflette l’ordinamento legislativo, viene concessa ad alcune località dell’Insubria, tra cui Pavia e Vigevano, la facoltà di servirsi delle vigenti leggi romane.

La dominazione carolingia - succeduta a quella longobarda - coincide con un periodo di pace e relativa prosperità. Sotto il regno di Berengario I l’abitato subisce assedi e distruzioni da parte degli Unni (924). La popolazione è costretta a cercare rifugio e riparo nelle boscaglie del Ticino. Collocata in posizione ottimale su un guado del fiume Ticino (già nel 1010 si ha conoscenza di un porto sul fiume), diventa oggetto delle mire espansionistiche di Milano e di Pavia, e per oltre 150 anni è costretta a subire guerre, assedi e distruzioni. Il primo assedio risale al 1154, al tempo del Barbarossa, da parte dei milanesi al presidio pavese asserragliato in castello, e dura appena tre giorni.

Il 18 novembre 1227, per difendersi meglio dalle incursioni dei pavesi e dell’imperatore tedesco, si unisce alla seconda Lega dei Comuni della Lombardia. Attorno al 1250, si pensa abbia inizio l’industria legata agli abiti di lana, importata a Vigevano da commercianti milanesi.

Con l’avvento delle Signorie, nel sec. XIV, il borgo migliora le sue condizioni, soprattutto per gli importanti mutamenti urbanistici introdotti dai Visconti; in modo particolare, durante il governo di Luchino Visconti, eletto nel 1319, vengono costruite la “rocca vecchia”, il Castello e la “Strada Coperta”, che collega i due fortilizi. Il 4 ottobre 1392, Gian Galeazzo Visconti promulga la “Costituzione Civile e Penale di Vigevano”.

Durante il governo di Filippo Maria Visconti, iniziano i lavori di scavo di un grande canale per la derivazione delle acque dal Ticino nei pressi di Trecate. Alla sua morte, avvenuta nel 1447, Milano proclama l’Aurea Repubblica Ambrosiana presieduta da Pier Candido Decembrio, personaggio di origine vigevanese. Contro la nuova repubblica insorge Francesco Sforza, comandante dell’esercito visconteo, che accampando ragioni dinastiche (aveva sposato Bianca Maria, figlia dell’ultimo duca) tenta con ogni mezzo di impossessarsi del potere.

La strada coperta
La “strada coperta” - 29/05/2024

Nell’aprile del 1449 Vigevano si ribella al presidio sforzesco, si proclama libero comune e si allea con Milano, ma non basta l’impegno di tutto il popolo guidato dall’eroina Camilla Rodolfi per resistere all’assedio delle truppe sforzesche condotte dal Colleoni: il 6 giugno il borgo deve inchinarsi a Francesco Sforza che conquista Milano nel febbraio dell’anno successivo e si fa proclamare nuovo duca. Forse in virtù dell’eroismo dimostrato dai Vigevanesi durante l’assedio, Francesco Sforza è benevolo con loro e li favorisce, concedendo al borgo vantaggiose norme commerciali. Sceglie inoltre il castello di Vigevano come luogo preferito dalla Corte per i soggiorni estivi e per la caccia. Alla sua morte, avvenuta nel 1470, gli succede Galeazzo Maria, figlio iniquo e violento, che a Vigevano è ricordato per gli allevamenti dei cani da caccia e per la costruzione di alcune scuderie nel Castello. Trucidato nel dicembre del 1476 nella chiesa di Santo Stefano in Milano, gli succede il figlio Gian Galeazzo Maria, di soli 7 anni, tutelato dalla madre Bona di Savoia.

Nel turbolento momento del trapasso dei poteri fa la sua ricomparsa alla corte milanese Ludovico Maria detto il Moro, fratello del duca assassinato, rientrato da un forzato esilio in Toscana. Il Moro riesce a farsi nominare Luogotenente Generale del ducato e, usurpando il potere ai tutori del giovane duca, si impadronisce di fatto del potere. Nel 1486 avvia la bonifica del territorio vigevanese con la costruzione della fattoria “Sforzesca”, così chiamata in suo onore, e con l’edificazione di altre cascine (Pegorara, Camina). Sono inoltre ampliati e prolungati canali e rogge (Naviglio Sforzesco, Roggia Mora) con grande beneficio per l’agricoltura. Successivamente dedica le sue cure al borgo, completando la costruzione del Castello, edificando la Torre del Bramante, la Loggia delle Dame, la Falconiera, le Scuderie, ed avviando i lavori per l’apertura della nuova Piazza Maggiore (ora Piazza Ducale), terminata nel 1494 in concomitanza con la nomina del Moro a Duca, nomina ottenuta illegittimamente dopo la morte del giovane nipote Gian Galeazzo, deceduto nel Castello di Pavia in circostanze sospette. In questo periodo Vigevano raggiunge il massimo della sua espansione economica ed artistica; in città, tra il 1492 ed il 1494 soggiornano e lavorano artisti del calibro di Donato Bramante e Leonardo da Vinci: al primo vengono attribuiti l’omonima Torre, la Loggia delle Dame e la Falconiera, mentre il secondo ha lasciato molti appunti che fanno riferimento a Vigevano ed alla Sforzesca.

Il Castello
Il Castello - 29/05/2024

Nel 1500 Ludovico il Moro viene sconfitto e catturato dai francesi a Novara e viene imprigionato in Francia, dove muore nel 1508; con la sua scomparsa, si conclude il periodo del rinnovamento urbanisico. Il successivo dominio francese cede a Vigevano il marchese Gian Giacomo Trivulzio, che inizia la lavorazione degli arazzi, producendo grandi capolavori che sono tuttora conservati in musei milanesi e nel tesoro del Duomo di Vigevano. Intanto sul trono di Milano sale Francesco II Sforza, figlio di Ludovico il Moro e nativo di Vigevano; su sua sollecitazione, il 16 marzo 1530 il papa Clemente VII firma a Bologna una bolla con cui si eleva Vigevano al rango di città e sede di Diocesi. Il Seminario diocesano viene aperto il 1° gennaio 1566 dal secondo Vescovo della Diocesi, Maurizio Pietra; in origine esso ha sede nei locali dell’antica canonica della chiesa di Sant’Anna ed accoglie come primi alunni gli otto chierici destinati al servizio della cattedrale; i fondi necessari al suo funzionamento sono tratti - per assegnazione ducale - dai redditi di un porto esistente sul Ticino e da quelli di un Canonicato in Gambolò, maggiorati da contributi privati vescovili.

Nel 1532 viene istituito il “Contado Vigevanasco”. Ma il rifiorire della vita commerciale ed artistica della neonata città viene interrotto nel 1535 dalla prematura morte di Francesco II e dall’inizio della dominazione spagnola, con Carlo V, che segna una forte regressione in tutta l’area di Vigevano. Tra l’altro la città viene colpita da una gravissima serie di calamità: una terribile carestia nel 1628/1629, una spaventosa epidemia di peste nel 1630 (per far fronte alla quale viene costruito il lazzaretto di San Sebastiano, che si trovava ove oggi si trova la “Rotonda del Cimitero”) e due disastrosi assedi alla Rocca Nuova negli anni 1645/1646 da parte dapprima dei francesi, poi degli spagnoli.

Nel 1680, il Vescovo di Vigevano, Juan Caramuel Lobkovitz realizza alcune modifiche sostanziali al Duomo e alla Piazza Ducale. Chiusa la pesante parentesi spagnola, le condizioni della città migliorano sensibilmente, e, nel 1750, Vigevano conta 144 laboratori per la produzione della seta, con 1600 addetti. Nel 1789, Vigevano diventa capitale della omonima provincia. Qualche anno dopo, nel 1800, la Camera di Commercio dell’Agogna, che comprende i territori della Lomellina, il novarese, il Lago Maggiore e la Val d’Ossola, ha il proprio centro a Vigevano. Nel 1817 la Diocesi di Vigevano si estende a tutte le parrocchie della Lomellina e, l’anno successivo, la “Provincia Vigevanasca” viene soppressa durante la “restaurazione” seguita alla parentesi napoleonica.

Anche nel corso delle guerre d’indipendenza Vigevano ha un ruolo di primo piano: il 10 agosto 1848 nel Palazzo Vescovile Carlo Alberto firma il famoso armistizio “di Salasco” e successivamente, alla ripresa delle ostilità, presso la cascina Sforzesca, avviene la battaglia tra le truppe piemontesi e gli austriaci del generale Radetsky (21 marzo 1849). Con l’armistizio di Vignale, del 23 marzo, Vigevano ricade sotto il giogo austriaco - particolarmente pesante per il depauperato bilancio comunale - finché non riottiene la libertà in seguito al trattato di Milano del 1850. Gli avvenimenti del 1859 hanno altre ripercussioni dolorose per la città, che risolve definitivamente le proprie traversie dopo la proclamazione del Regno d’Italia.

Il 24 agosto del 1854 viene inaugurato il tratto di ferrovia tra Vigevano e Mortara; dopo l’apertura al traffico del ponte sul Ticino, avvenuta nel 1870, la ferrovia viene estesa tra Vigevano e la stazione di Milano Centrale.