Abbiamo visto come alla Cava le preponderanti forze austriache avessero avuto ragione della tenace resistenza degli uomini di Luciano Manara, proseguendo nella loro avanzata. Obiettivo degli Austriaci era di invadere tutta la Lomellina, puntando su Mortara da tre direzioni: una colonna per Cava - Zinasco - Dorno - S. Giorgio - Cergnago - Mortara; un’altra colonna per Car bonara - Gropello - Garlasco - Tromello - Mortara; una terza colonna sulla destra del Ticino per il Canarazzo - Zerbolò - Parasacco - Borgo San Siro; di qui si sarebbe dipartita, una parte per Torrazza - Gambolò - Remondò per Mortara, un’altra parte doveva invece divergere per Vigevano.
Questa a S. Vittore della Sforzesca si scontrava con i Piemontesi, il 21 marzo del 1849.
Il giorno prima, 20 marzo, il comandante in capo dei Piemontesi, il polacco Gen. Adalberto Chrzanowski, venuto a conoscenza che gli Austriaci erano entrati in Lomellina, aveva ordinato al Generale piemontese Bes di portarsi presso la Sforzesca con la Brigata “Acqui” costituita dal 17° e dal 18° reggimento di Fanteria. Era un’antica Brigata, costituita nel 1703 e che reclutava molti dei suoi soldati in quella che era allora la provincia di Voghera e che adesso costituisce il nostro Oltrepo’. (La Brigata “Acqui”, divenuta divisione, dopo l’8 settembre 1943, di presidio nell'isola di Cefalonia, fu quasi interamente massacrata dopo prolungata resistenza, dai tedeschi, ai quali non aveva voluto cedere le armi).
Ma torniamo alla battaglia della Sforzesca, presso la quale, non appena arrivata, la “Acqui” pone vedette, scava trincee, costruisce barricate e si schiera su questa linea: un battaglione nella valle, a vigilare i guadi sul Ticino, sino al Mulino della Scala; il resto del reggimento si schiera sulla costa della Sforzesca, alla sinistra della strada per Borgo S. Siro; alla destra della strada il 23° Fanteria costituito da volontari di Parma, Piacenza e Modena, con una batteria d’artiglieria, che si sistemano nel letto del Naviglio Sforzesco allora asciutto; alla destra del Naviglio due squadroni del reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”; nei pressi del Cimitero il 2° reggimento della brigata di Fanteria “Savoia”; verso la Cascina Cattabrega di Fogliano il 1° reggimento della brigata di Fanteria “Savoia” e il reggimento “Genova Cavalleria”.
Questo era lo schieramento delle forze sarde la mattina del 21 marzo quando gli austriaci si mossero da Zerbolò per Parasacco verso la costa di Borgo S. Siro. Questa marcia degli avversari fu avvistata verso le ore 1O dal reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”, mandato in avanscoperta. Poco dopo inizia il combattimento che si svolge nel paese di Borgo S. Siro dal quale i Piemontesi, sempre combattendo, si ritirarono verso S. Vittore. Gli Austriaci, vittoriosi a Borgo S. Siro, avanzavano su due colonne, una prendeva la via della Terrazza per Gambolò; l'altra, costituita da due battaglioni di Cacciatori, due squadroni di Ussari e mezza batteria, inseguiva i Piemontesi in ritirata, ma si fermava sulla costa di S. Vittore in attesa di rinforzi in marcia da Bereguardo e Parasacco. Anche i Piemontesi attendevano in rinforzo un reparto di Bersaglieri. Verso le ore 13 il combattimento riprese attorno a S. Vittore, in cui si erano riuniti gli Austriaci che vennero cacciati da un assalto alla baionetta condotto da Fanti e Bersaglieri. In aiuto agli Austriaci arriva intanto un reggimento ed anche in soccorso dei Piemontesi arriva il 23° Fanteria che, dapprima respinto, riesce infine a spezzare la resistenza del nemico, catturandogli l’artiglieria. Per alleggerire la pressione dei Piemontesi partirono alla carica gli Ussari, contro i quali accorre al gran galoppo “Piemonte Reale”. Lo scontro fra le due opposte cavallerie avviene attorno alla Cascina Roverina, e il combattimento fu accanito, ma i cavalieri piemontesi riuscirono ad imporsi al nemico.
Intanto da Gambolò altre forze austriache puntavano su Vigevano urtando però contro il 1° Reggimento della Brigata “Savoia” dando luogo ad una feroce mischia per risolvere la quale a favore degli Austiaci partirono alla carica altri Ussari. Contro questi si gettò il Reggimento “Genova Cavalleria” che li costrinse a ripiegare. Alle 17 i Piemontesi avevano preso l’iniziativa a S. Vittore e incalzavano gli Austriaci verso la Terrazza quando furono attaccati sul fianco da altri avversari provenienti da Gambolò. La situazione fu ancora salvata dall’intervento risoluto di “Piemonte Reale Cavalleria” che caricò gli Austriaci oltre la Stradella, sicché verso sera Bersaglieri e Fanti entravano alla Terrazza. Forse i Piemontesi avrebbero potuto inseguire gli Austriaci, ma la stanchezza delle truppe non consentiva di agganciare gli Austriaci, che poterono ritirarsi indisturbati verso Mortara. Ai combattimenti del pomeriggio era stato presente il re Carlo Alberto, che la sera volle riposare in mezzo ai soldati, coperto dal pastrano militare e con il capo appoggiato allo zaino offerto da un fante.
Per la bella condotta tenuta alla Sforzesca ebbero la medaglia d’argento al valore militare il 17° Fanteria e il reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”. Il 26 marzo 1876 venne apposta una lapide alla cascina Vittoria, centro dei combattimenti presso S. Vittore; il 21 marzo 1899, ricorrendo il 50° anniversario della battaglia, venne eretto alla Sforzesca il monumento che oggi ancora vediamo.
Il testo di questa pagina è stato estratto dalla pubblicazione “Battaglie e fatti d’armi del Risorgimento in Provincia di Pavia” di Marziano Brignoli (ed. Ente Provinciale Turismo di Pavia, febbraio 1983).