Candia Lomellina è orgogliosa di un personaggio femminile la cui esistenza è frammista a leggenda: “la Pierina”, una modesta e coraggiosa contadina che visse nei burrascosi anni della prima fase della guerra del Monferrato (1612-1617), quando gli Spagnoli, a quel tempo dominatori delle terre lomelline, si scontravano con i Piemontesi.
Esasperata, come tanti abitanti del luogo, dalle angherie dei soldati spagnoli che occupavano Candia con prepotenza, pensò di tradirli. Approfittando delle confidenze ricevute da un loro caporale ubriaco, invitò l’esercito piemontese ad attaccare di sorpresa quello spagnolo, proprio nella serata del martedì grasso. Ma i Piemontesi fallirono e Pierina fu catturata e condannata al rogo dagli Spagnoli.
Ogni anno il suo martirio per la libertà è ricordato dai candiesi: nella serata del martedì grasso si accende un grande falò in suo onore.
Il nome probabilmente deriva dal latino “Candia Laumellorum”. In una antica carta orografica dell’Agro dei Levi, fra i numerosi nomi di borghi e luoghi, troviamo anche “Candium”, cioè Candia.
Le origini di Candia sono piuttosto incerte: è stato rilevato, su un documento degli statuti del comune di Vercelli dell’anno 1241 al cap. “De Villa Candiae”, che un certo signore Enrico Candia abbia edificato il piccolo centro; in seguito si è stabilito con precisione che il suddetto signore abbia invece riedificato Candia, già esistente prima. Infatti, data la sua posizione strategica per la vicinanza al fiume Sesia, essa sarebbe stata distrutta completamente per eventi bellici e quindi successivamente riedificata da Enrico Candia.
Con un diploma datato 8 agosto 1165, Federico Barbarossa riconosce ai pavesi il diritto di nominarsi Consoli; concede favori ed esenzioni ben più ampie di quelle che concederà ai comuni italiani nella pace di Costanza, e delimita il territorio di Pavia che comprende anche “Cerpengius, Rosascus, Bagnol, Lambosca, Coce, Candia et Bremide”. Questa supremazia territoriale di Pavia viene riconfermata da Enrico VI con un diploma del 7 dicembre 1191. Dopo pochi anni ricomincia la lotta fra l’Impero e la Lega Lombarda ed è così che, il 4 dicembre 1200, Mortara e cinquantadue altri luoghi vengono distrutti. L’anno dopo, Vigevano viene espugnata sempre dai soldati della Lega e nel 1213 Velezzo, Breme, Villanova, Cozzo e Candia sono distrutte da milanesi e piacentini. Candia viene nuovamente saccheggiata dai milanesi, insieme a Velezzo e Breme, nel 1222.
Nel periodo medievale, il paese è racchiuso da arcaiche mura e da un fossato. I Candiesi, non possedendo all’interno delle mura un luogo di culto, per le sacre funzioni devono recarsi fuori del paese. Man mano cominciano a sorgere alcune costruzioni all’esterno del paese, fra cui la chiesa di San Michele. Nascono però ben presto tali rivalità tra gli abitanti all’interno delle mura e quelli all’esterno, che si sviluppano addirittura due diversi dialetti. Le chiese di San Michele e di San Giovanni della Villata sono genericamente designate “De Candia”, mentre la cappella di San Giovanni è considerata separatamente ed indicata come “De Villa Candiae”. Si può pensare che la cappella di San Giovanni sia stata la “vecchia chiesa” del primo nucleo del paese, sopravvissuta alla distruzione di esso.
Nel 1298-1299, nell’elenco delle decime, troviamo nominate la Chiesa San Michele di Candia e la Cappella di San Giovanni della Villata. In quegli anni, Villata è un considerevole forte, collocato in posizione strategica, spesso considerato obbiettivo primario degli avversi eserciti combattenti in Lomellina.
Nel 1357 Ugolino di Gonzaga, che si trova nel vercellese, passa il Sesia e viene a devastare i territori di Candia e di Villata, appartenenti al distretto pavese, in quel tempo occupati dai Visconti.
Nel XV secolo il territorio di Candia fu ceduto in feudo da Francesco Sforza ai Fisorini di Alessandria. Successivamente Carlo V lo dà a Ludovico, Conte di Belgioioso, a cui seguono i Gallarati-Scotti, Marchesi di Cerano (Novara).
Si incomincia a parlare della chiesa di Santa Maria intorno al 1468, anno in cui dagli atti della curia sappiamo che il rettore di San Michele, Giacomo de Scozii, costruisce una cappella nella chiesa di Santa Maria. La chiesa di San Michele, che conta quasi cinque secoli, ha lunghe storie da raccontare. Si dice, infatti, che il 9 giugno 1571 viene in visita pastorale a Candia il cardinal Ferreri, arcivescovo di Vercelli. Egli nota subito le condizioni precarie della chiesa, dando così ordine ai nobili Confalonieri, feudatari del paese, di restaurarla nel termine di due anni, impegnando la somma di 300 scudi d’oro. Per le traversie dei tempi, il restauro della chiesa viene ultimato solo nel 1587, come comprova la lapide a muro posta all’interno di essa.
A Candia Lomellina e non a Candia Canavese è possibile che nascesse Pietro Filargo, colui che sarebbe diventato Papa con il nome di Alessandro V.
Una consuetudine locale assegna a un edificio, comunemente chiamato Castellone , il compito di rappresentare i superstiti resti di un castello che si vuole sorto nel secolo XIII a difesa della sponda sinistra del Sesia. Proprietà privata, a uso abitazione a laboratorio artigiano, in condizioni di grave degrado, esso non permette di ricostruirne la planimetria e le caratteristiche originarie. Vi sono comunque riconoscibili resti di merlatura mozzata e tamponata, di basi scarpate e del fregio decorativo perimetrale. Il complesso sorge nel settore sud-orientale del borgo.
La chiesa di San Michele conserva prestigiosi dipinti. Nella cappella dell’Annunziata sono ammirevoli un’icona e due affreschi di Pietro Francesco Lanino, figlio di Bernardino: uno raffigurante la Natività e l’altro l’adorazione dei Magi. Nella cappella del Rosario troviamo due affreschi di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, raffiguranti la presentazione di Gesù al Tempio e la fuga in Egitto, datati 1593.
Nella piazza principale, piazza San Carlo, sorge il palazzo del Municipio, con la torretta e l’orologio a quattro facce sovrastato da una grossa campana di bronzo . Al centro della piazza vi è un grosso monumento, in bronzo, raffigurante un guerriero con scudo ed un angelo, alla memoria dei caduti. Sul lato sinistro di essa, un altro piccolo monumento, in granito, detto “Il Rulin” , con in alto una croce di bronzo, eretta a ricordo della visita di San Carlo Borromeo, avvenuta nel 1578. Un monumento di questo tipo si trova anche a Breme.
Sullo stesso lato, a fianco della torretta del Municipio, un arco introduce in via Cavour; a metà circa della via, vi è la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie : essa si presenta esternamente di stile classico, con grossi basamenti di colonne ai lati, contenenti quattro statue raffiguranti San Francesco, San Carlo, Sant’Eusebio e Sant’Antonio. Una massiccia porta, in legno intagliato, immette nell’interno a tre navate: in quella di destra vi è un grande Crocifisso ed altre statue di Santi, mentre a sinistra vi è il Battistero, con a fianco un quadro d’epoca raffigurante il Battesimo di San Giovanni.
Il comune comprende la frazione di Terrasa.
Dal punto di vista ambientale è meritevole di segnalazione la garzaia della Rinalda.
È opportuno segnalare la presenza del parco acquatico “Ponte Sesia , che comprende piscine, acquascivoli, bar, ristorante e un ampio spazio verde.
Il martedì grasso, a conclusione delle feste di Carnevale, rievocazione storica con il “rogo della Pierina” (vedi box in alto).
La prima domenica di ottobre si celebra la Festa Patronale.