All’inizio della prima guerra di Indipendenza avvenne presso Pavia un fatto molto significativo per la storia della nostra Patria. Al Gravellone, che allora segnava il confine tra il Lombardo-Veneto e il regno di Sardegna, il re Carlo Alberto, il 23 marzo 1848, distribuì alle sue truppe che entravano in Lombardia, la bandiera tricolore. Questa bandiera sostituì l’antica insegna reale e volle significare anche esteriormente l’adesione della dinastia sabauda alla rivoluzione nazionale.
La prima guerra di Indipendenza, si svolse in due fasi. La prima dal 23 marzo al 9 agosto del 1848, giorno in cui, a seguito della sconfitta di Custoza e della conseguente ritirata al Ticino, venne firmato a Vigevano nel palazzo del Vescovo, un armistizio fra lo sconfitto re Carlo Alberto e il vincitore austriaco. Durante il periodo armistiziale, in Piemonte divennero sempre più forti le correnti politiche che volevano la riprese della guerra.
Così il 12 marzo 1849 il re Carlo Alberto denunciò l’armistizio e la guerra riprese il 20 dello stesso mese. Gli austriaci presero subito l’offensiva attraversando il Ticino a Pavia ed a Bereguardo per invadere il regno di Sardegna. A guardare l’importante passaggio del fiume a Pavia avrebbe dovuto trovarsi una intera divisione dell’esercito piemontese, quella detta lombarda perchè costituita quasi interamente di esuli lombardi, ma, a seguito di vari malintesi e di mancata obbedienza ad ordini del comando in capo, vi si trovavano soltanto un battaglione bersaglieri, circa 700 uomini, e tre battaglioni del 21° reggimento fanteria, di 1.000 uomini scarsi. Tutti erano al comando di Luciano Manara, milanese, che durante le Cinque Giornate fu il capo del drappello che conquistò Porta Tosa; successivamente fu comandante di formazioni di volontari operanti nel Trentino e in Lombardia. Tutte le forze al suo comando si stendevano dalla Cava fino al Ticino.
Gli austriaci sboccarono da Pavia sul Gravellone verso il mezzogiorno del 20 marzo. Muovevano d’avanguardia due battaglioni ungheresi; contro questi si trovavano due compagnie di bersaglieri che, al comando diretto di Manara, per due ore contennero gli attaccanti, ma altri due battaglioni nemici avanzarono da destra e da sinistra ed allora Manara ed i suoi uomini dovettero retrocedere fino alla Cava. Qui l’intero battaglione continuò la resistenza, ma altri due battaglioni nemici incalzavano e, di fronte al pericolo di un completo avvolgimento, i bersaglieri lombardi retrocessero verso Mezzana Corti, sostenuti da due smilzi battaglioni del 21° fanteria e da un piccolo battaglione di studenti volontari giunto allora. Tutte queste forze si difesero fino alle 6 del pomeriggio, contro altri cinque battaglioni austriaci, quindi ripiegarono dietro il Po. Il battaglione del 21° fanteria che era rimasto presso il Ticino, e precisamente alle cascine Campomaggiore e Limido, si ritirò sullo stradone di Mortara. Le perdite furono scarsissime da entrambe le parti: 4 morti e 15 feriti fra gli italiani; 9 feriti e 12 prigionieri o dispersi fra gli austriaci. In realtà gli austriac i non dovettero agire energicamente che nella prima fase dell’azione, poi si limitarono a sfruttare la loro enorme superiorità numerica. Nonostante questa, però, il terreno venne difeso dagli italiani per sei ore.
I reparti di Manara si riunirono a Casteggio, con la Divisione Lombarda, la quale, dopo la sconfitta di Novara e l’armistizio di Vignale, da Alessandria, dove si trovava, con una difficile marcia risalì la Val Staffora da Voghera per Godiasco e Varzi e, valicato il monte Penice, si portò a Bobbio e di qui sulla riviera di levante di dove gran parte dei suoi componenti si imbarcò per raggiungere Roma e partecipare alla difesa di quella gloriosa repubblica.
Luciano Manara, divenuto capo di Stato Maggiore di Garibaldi, fu colpito a morte alla difesa di Villa Spada. Aveva 24 anni. Tredici anni dopo il fatto d’armi, il Consiglio Comunale nella seduta del 18 settembre 1862 stabiliva di aggiungere al nome del paese quello di Manara per ricordare il patriota lombardo e tutti coloro che ai suoi ordini avevano combattuto il 20 marzo del 1849. La deliberazione del Comune fu successivamente approvata con il regio decreto 15 marzo 1863.
Il testo di questa pagina è stato estratto dalla pubblicazione “Battaglie e fatti d’armi del Risorgimento in Provincia di Pavia” di Marziano Brignoli (ed. Ente Provinciale Turismo di Pavia, febbraio 1983).