Tale località prende il nome con ogni probabilità da “Zerbum Latum” (vasto terreno incolto e sterile) ad indicare la natura “silvatica, deserta et inhabitata“ del suo territorio che, prima delle grandi opere di bonifica e di canalizzazione delle acque volute dalla nobile famiglia dei Beccaria, era completamente paludoso ed incolto a causa dei continui straripamenti del Ticino.
Il più antico documento che cita Zerbolò è un atto del 1259 con il quale l’abate del monastero di San Salvatore di Pavia concede a Murro Beccaria ed a suo figlio Zanone il diritto di costruire un castello ed altri edifici sui terreni da questi acquistati “sotto il nome di Groppello, oltre l’acqua detta la guada in Lomelina”.
Il castello viene costruito dai Beccaria a partire dal 1259 con il duplice scopo di dare ai feudatari una decorosa residenza ed un solido baluardo difensivo in caso di possibili attacchi nemici. Viene distrutto in una delle tante guerre di quei tempi, ma è interamente riedificato verso il 1393, come si evince da un antico documento col quale i figli di Franceschino Beccaria, in qualità di fondatori del nuovo castello e delle case circostanti, chiedono che tali luoghi, menzionati con il nome di “Zerbolate”, vengano sottratti alla giurisdizione di Garlasco e ricompresi sotto quella di Pavia.
Vi nacque Pio Magenta, patriota e Barone della Corona Ferrea (1771-1844).
Il Castello viene un tempo sicuramente circondato da un fossato, appare a pianta quadrangolare e con una torre, dotata di dentellatura decorativa nella parte superiore, tipica di altre costruzioni fortificate dell’epoca viscontea (XIV secolo). L’edificio, a base scarpata, era probabilmente dotato di merlatura. Purtroppo della struttura originaria, rimangono solo la torre ed alcuni tratti dei due lati che, d’altra parte, non presentano aspetti particolarmente interessanti. Originale appare invece, per questo tipo di fortezze, la smussatura ai quattro angoli dell’edificio. Non si conosce molto di più del complesso, probabilmente facente parte della linea di opere fortificate poste a difesa della sponda destra del Ticino, del quale facevano probabilmente parte le rocche dei centri costieri, quali Borgo San Siro, Parasacco e Carbonara. Il castello, che sorge a margine della periferia a nord del paese, trasformato in edificio rurale, non presenta alcuna caratteristica atta a identificarne origini e stile, a causa dei troppi rimaneggiamenti subìti nei secoli; una recente intonacatura ha coperto anche alcuni dipinti, comunque d’età moderna, affrescati sulle pareti esterne.
La Chiesa parrocchiale è dedicata a San Bartolomeo, patrono del paese. L’attuale costruzione sembra sia stata edificata sulle rovine di una ben più antica chiesa di cui però non è rimasta alcuna traccia. Una piccola lapide in granito posta al suo esterno ed alcune indicazioni rinvenute in antichi documenti testimoniano come essa, nella sua attuale struttura, sia stata ultimata tra il 1743 ed il 1747. Da segnalare all’interno della chiesa una bella statua in gesso raffigurante la Madonna del Rosario, attribuita al noto artista pavese Pasquale Massacra (1810-1849).
La frazione Parasacco è quella più importante del comune, sia per le sue antiche origini, sia per il numero dei suoi abitanti. Sorge a nord-ovest del capoluogo, sulla strada per Borgo San Siro, ed il castello che vi è stato costruito è parte integrante di quella ideale linea difensiva costiera (Borgo San Siro, Parasacco, Caselle, Zerbolò) posta a salvaguardia della riva destra del Ticino; l’origine del nome è proprio dovuto all’antico castello-fortezza che i pavesi fanno costruire per porre un freno alle scorrerie ed ai saccheggi dei milanesi in Lomellina (para saccum). Già nel 1400 costituisce comunità autonoma e solo dopo il 1815 viene definitivamente incorporata nel comune di Zerbolò. La sua localizzazione nelle vicinanze delle sponde del Ticino ed in un punto di facile guado, la rende postazione fortificata di prim’ordine e centro i numerosi ed aspri scontri militari durante i quali più volte il ponte di barche ivi costruito (oggi detto di Bereguardo) viene distrutto.
Il Castello , di piccole dimensioni, ma molto bello nell’armonia e nelle sue linee architettoniche, costruito, probabilmente tra il XIV e il XV secolo, sopra un terrazzo alluvionale, appare ancora ben delineato nella sua struttura originaria. Di esso sopravvive soltanto una piccola parte, probabilmente un settore del maschio centrale di una ben più vasta opera fortificata. Non è possibile avanzare ipotesi circa la tipologia dell’edificio originario, né su come e quando siano andate distrutte le parti mancanti. Quanto è sopravvissuto conserva le particolarità caratteristiche delle costruzioni militari basso-medievali: finestre centinate e inferriate (una, posta al centro del torrione in cui s’apre l’ingresso un tempo munito di ponte levatoio, strombata e modanata in cotto, di costruzione sicuramente posteriore), beccatelli (che presuppongono un apparato a sporgere successivamente scomparso e sostituito dal tetto a spioventi) alla sommità del massiccio torrione con l’ingresso principale, alla sinistra del quale è riconoscibile la pusterla (piccolo passaggio pedonale, anch’esso munito di ponte levatoio) e, al di sopra di questi, le sedi dei bolzoni dei rispettivi ponti. L’andamento della facciata è moderatamente curvo; alla sinistra del torrione sono chiaramente visibili le tracce di una costruzione a esso collegata. L’edificio, già restaurato alcuni decenni addietro ma attualmente bisognoso di nuovi lavori conservativi, conserva, pur nella minima entità delle strutture sopravviventi, grande fascino.
A Caselle di Zerbolò vi è un cascinale che conserva, nell’angolo sud-orientale, i resti di un castello - inseribile nell’ideale linea difensiva che permetteva il controllo della riva destra del Ticino e di cui facevano parte i castelli di Borgo San Siro, Parasacco e Zerbolò - del quale non si conosce la data di costruzione, ma che viene dato per esistente nel 1482, allorché viene trasformato in edificio residenziale, meglio noto come villa di Caselle, da Francesco degli Eustachi, senatore e consigliere ducale a Milano. L’aspetto attuale dei pur notevoli resti - probabilmente il corpo centrale dell’originario complesso fortificato - fa presumere una datazione non posteriore al secolo XIII, con successive sovrapposizioni architettoniche e strutturali. Nonostante le non felici condizioni di conservazione (sono evidenti, oltre alle secolari ristrutturazioni e trasformazioni, tracce di manomissioni e di asportazioni di parti anche importanti), l’edificio resta di grande interesse, particolarmente all’interno, ove si possono riconoscere, nelle decorazioni e negli affreschi sopravviventi, l’elegante gusto rinascimentale, dovuto ai restauri quattrocenteschi.
Per coloro che sono attratti anche dagli aspetti di interesse naturalistico, di tutta la splendida parte rivierasca del comune di Zerbolò segnaliamo due località:
Ad agosto si tiene la Sagra di San Bartolomeo.