Il toponimo Garlasco è sicuramente anteriore all’anno mille. Un’ipotesi lo fa risalire al vocabolo celtico “Kerlescki“, che significa “villaggio dell’incinerazione”. L’ipotesi è avallata dallo storico romano Tito Livio, che chiama il villaggio “Victumulis”, ovvero “villaggio delle tombe”, traducendone il significato dall’antico vocabolo celtico. Meno attendibile, ma molto più pittoresca, un’antica leggenda che narra la storia di un innamorato che, essendo costretto a partire per la guerra, prima di uscire dall’abitato esclama “Cara ti lascio”, da cui “Garatilasium”, e poi “Garlascum“.
L’origine del paese è riportabile all’età del bronzo-ferro I (800 a.C.), come dimostrato dai vari reperti rinvenuti. Sicuramente villaggio gallico e poi romano, troviamo le prime notizie documentate in scritti di Berengario I del 909, quando è compreso tra i beni fondiari dell’antichissima chiesa di San Giovanni Domnarum di Pavia. In un editto del 30 settembre 981 Ottone II di Sassonia, imperatore e re d’Italia e di Germania, assegna il possesso dell’abitato, munito di poderose opere murarie difensive, al monastero di San Salvatore in Pavia.
Nel secolo XIV passa sotto la dominazione dei Visconti, quindi ai marchesi del Monferrato; questi, prima di perderlo di nuovo a favore dei Visconti, incendiano la fortezza; infine, nel 1436, il paese passa alla famiglia dei conti Castiglioni.
Tra il 3 e il 4 marzo 1524, nel corso della guerra d’Italia del 1521-1526, subì un assedio da parte delle truppe imperiali spagnole, che saccheggiarono il borgo fortificato e il castello massacrandone la guarnigione. L’episodio è conosciuto come il Sacco di Garlasco ( da Wikipedia).
L’espansione dell’abitato portò i Garlaschesi tra il 1715 e il 1783 a costruire l’attuale chiesa parrocchiale, imponente e solenne, a croce con tiburio centrale, che lo rende il più alto edificio della Lomellina: fu intitolato all’Assunta e a San Francesco Saverio. La grande piazza antistante la parrocchiale fu progettata nel 1859 con un grandioso complesso porticato, che rimase purtroppo incompiuto.
Durante la seconda guerra del Risorgimento Garlasco subisce notevoli danni da parte degli Austriaci.
Il “Castello” sopravvive nel solitario torrione che sorge nel centro del paese a margine della piazza piccola. In esso sono osservabili, malgrado le inevitabili sovrapposizioni architettoniche, alcuni caratteri dell’originaria costruzione quattrocentesca; al contrario gli edifici circostanti, alcuni dei quali ospitano uffici pubblici, hanno subìto ristrutturazioni radicali che non permettono più di riconoscerne l’identica origine castrense. Il torrione è stato restaurato nel XX secolo.
Piazza della Repubblica è una spaziosa piazza con portici, chiusa da un lato dal Municipio e dall’altro dalla Chiesa parrocchiale, progettata dall’architetto Angiolini nel 1860. La Chiesa parrocchiale, dedicata alla Beata Vergine Assunta ed a San Francesco, è sicuramente il monumento più importante della città; la costruzione, in stile corinzio, iniziata nel 1715, termina nel 1783 ed è consacrata solo cento anni più tardi, nel 1873. La cupola della chiesa, con i suoi 33 metri di altezza, è la più alta di tutta la Lomellina. La decorazione è dei pittori Boniforti, Galliano e Barni di Vigevano (1896); notevole è il pulpito, uno dei più ragguardevoli della provincia. Inoltre si ammirano una efficace «Via Crucis» del pittore locale Giuseppe Sampietro (1810-1890), nonché quindici quadretti ai lati dell’altare della Madonna del Rosario, che la tradizione attribuisce a Tranquillo Cremona. Secondo certuni essi sarebbero opera del pavese Achille Savoia (1842-1886).
Garlasco vanta altre chiese ed oratori di origini storiche:
Nulla rimane della chiesa di S. Paolo, nominata in una cronaca del 1565, della cappelletta dedicata a S. Pietro Apostolo, già chiesa del palazzo marchionale dei Nobili Castiglioni, feudatari del paese.
L’area intorno al Santuario della Madonna della Bozzola è spesso protagonista della storia. L’archeologia ha dimostrato che ivi era stato costruito un centro abitato forse di origini galliche e, in seguito, inglobato dai Romani. Esso, secondo la tradizione, era chiamato Antona > an thon > “bosco elevato” in lingua celtica. Mentre, diversi secoli dopo, la stessa area fu scenografia di due avvenimenti miracolosi con protagonisti il pittore Agostino da Pavia e una pastorella sordomuta, cui fece seguito l’edificazione del Santuario della Madonna della Bozzola.
Vicino a Garlasco, alla frazione Madonna della Bozzola, sorge un grandioso Santuario Mariano , che ha dato il nome alla località. La sua storia è direttamente legata alla terra di Lomellina, della cui fede è espressione autentica e profonda.
Ancora oggi il Santuario della Madonna della Bozzola è meta di pellegrinaggi di fedeli devoti che giungono anche da molto lontano per pregare e chiedere grazie alla Vergine.
Il Comune di Garlasco comprende anche la frazione di San Biagio.
Oggi questa cittadina è anche un punto di riferimento, ben oltre i confini provinciali, per i suoi locali di ritrovo e di svago, orientati in modo particolare ai giovani.
Per coloro che sono attratti anche dagli aspetti di interesse naturalistico, da segnalare l’oasi Lipu “Boschi del Vignolo ”.
Dal 1964 un punto di riferimento della Lomellina per quanto riguarda il divertimento, lo svago e l’intrattenimento è il complesso “Le Rotonde”; 42.000 mq di spazi aperti tutto l’anno e che ospitano discoteche, piscine, ristoranti e pizzerie.
Da segnalare, nel mese di aprile (precisamente si tiene il lunedì “dell’Angelo”) la Festa della Madonna della Bozzola, il “PaliOttone” il mese di maggio e la Sagra Patronale si tiene nel mese di settembre.