Il primo monastero femminile nella città di Vigevano ad ottenere la clausura vescovile fu quello di Santa Maria Assunta delle monache domenicane. L’origine di questa comunità, appartenente al Second’Ordine di San Domenico si deve però a un primitivo nucleo di donne appartenenti al Terz’Ordine Domenicano che facevano riferimento al convento maschile di San Pietro martire, aperto nel 1446. Le Terziarie e i Terziari officiavano la prima cappella destra della chiesa, intitolata a Santa Caterina da Siena (loro patrona) e avevano un sepolcreto riservato, che recava la data incisa: 1480. Tra le figure più rilevanti ricordiamo la Beata Caterina Nai Savini, originaria di Gambolò, morta in concetto di santità il 24 maggio 1516 e sepolta in una tomba privilegiata presso la cappella delle Terziarie.
Il culto fu autorizzato dalla Chiesa nel 1901 e il corpo fu ricomposto in un’urna a vetri sotto l’altare di San Pio V nel 1961. La Beata Caterina, penitente del Beato Matteo Carreri (morto nel 1470) iniziò a vivere in età matura comunitariamente con altre donne nell’osservanza delle regole del Terz’Ordine di san Domenico nel palazzo dei De’ Bussi, ancora esistente nell’odierno vicolo degli Anselmi. Le Terziarie si proposero di dare vita a un convento regolare e trovarono un sedime adeguato nell’odierna via Merula, dove si trasferirono verso il 1524 dando vita ad un monastero intitolato all’Assunta con clausura vescovile. Venne così costruito un primo edificio con chiesa pubblica con un vasto orto recintato da mura.
Agli inizi del sec. XVII il complesso venne riedificato grazie alla generosità di donna Agnese Riberia, figlia del Governatore spagnolo di Vigevano, Terziaria domenicana, la cui sorella era Priora del monastero. Fu costruita una nuova chiesa intitolata a Santa Maria Assunta formata da una navata per i fedeli e un coro per le monache: fu commissionato a Giovanni Battista Crespi detto “il Cerano” la pala d’altare (come avevano fatto per San Dionigi i membri di quella confraternita), andata dispersa dopo le soppressioni. Furono eretti due vasti chiostri, ancora esistenti, con porticato inferiore e loggiato superiore su eleganti colonne e predisposta una vasta clausura esterna che andava fino alle mura cittadine. Nel 1629 Agnese Riberia aveva fondato un orfanotrofio femminile dedicato alla Presentazione di Maria SS.ma presso il palazzo Colli nell’odierna via Cairoli, la cui amministrazione fino al 1799 fu di spettanza del monastero dell’Assunta.
Alla morte, avvenuta nel 1641, l’insigne benefattrice fu sepolta in un loculo privilegiato nel coro della chiesa conventuale. Il monastero fu abitato da monache provenienti dalle più illustri famiglie non solo di Vigevano ma anche del Milanese e fu adibito ad educandato femminile di un certo prestigio. Nel 1805 il monastero fu soppresso per le leggi napoleoniche e le monache non secolarizzate furono concentrate nel monastero delle Carmelitane dei SS. Giuseppe e Teresa insieme alle orfanelle dando vita all’Orfanotrofio Riberia, sull’odierna via omonima.
La chiesa fu chiusa al culto e acquistata con il chiostro minore da uno speculatore che la adibì a teatro pubblico. Ristrutturato alla metà del novecento, il “Colli-Tibaldi” fu convertito recentemente in abitazioni e uffici: resta la facciata ottocentesca che riprende le linee di quella della chiesa seicentesca. Il chiostro maggiore, dopo essere stato adibito a prigioni, fu acquistato nel 1809 da un sacerdote, don Giovanni Merula, che vi aprì un orfanotrofio maschile, che rimase insieme all’asilo di infanzia e alle scuole elementare fino a inizio novecento nel complesso.
Dopo un restauro generale, il complesso, di proprietà comunale, ospita l’archivio storico cittadino e altre istituzioni culturali. La parte della clausura prospicente l’odierno vicolo Deomini fu nel 1876 acquistato per erigere la chiesa del sacro Cuore e il Monastero delle Suore Sacramentine, chiamate dall’allora vescovo mons. De Gaudenzi. Trasferitesi nel 1913 nel bellissimo complesso attuale, offerto dalla benefattrice Francesca Manara Negrone, esse lasciarono il posto alle Suore Domenicane di santa Caterina da Siena, che nel 1881 erano state chiamate a Vigevano in un modesto fabbricato in via Griona per aprire un educandato. Diedero così vita all’istituto San Giuseppe ancora in funzione, che continua (in singolare sovrapposizione di spazi) l’attività educativa e il carisma delle Domenicane in città.
Il testo di questa pagina è stato estratto da due articoli di Don Cesare Silva nella pubblicazione “Aurora della Lomellina” (giugno 2021).