La battaglia di Montebello avvenne durante la seconda guerra di Indipendenza. Sono noti i presupposti strategici dello scontro. Il comando in capo austriaco per accertare la consistenza delle truppe franco-sarde sulla destra del Po e per prevenirne un temuto attacco in direzione di Piacenza, ordinò una ricognizione appunto da Piacenza per Casteggio su Voghera. Per questa azione gli austriaci impiegarono 25 battaglioni, 9 squadroni, 9 batterie per un totale di circa 20.000 uomini, 1.500 cavalli e 72 cannoni.
Queste forze furono divise in tre colonne d’attacco con le quali il comandante della ricognizione, gen. Francesco von Stadion, contava di aggirare l’estrema destra dei franco-sardi. Alle 11 circa del 10 maggio una delle colonne austriache, al comando del gen. Carlo Urban occupava, superando la resistenza di alcuni reparti di Cavalleria sarda, Casteggio e proseguiva su Montebello.
I reggimenti “Cavalleggeri di Novara” e “Cavalleggeri di Aosta” si ritirarono non senza contrastare con energiche cariche la continua avanzata austriaca. Dalle relazioni ufficiali degli Stati Maggiori italiano ed austriaco sembra che alla difesa di Casteggio partecipassero anche volontari del luogo che eressero una barricata all’estremità orientale del paese. Questa barricata fu spazzata via dall'’artiglieria austriaca ed alcuni cittadini presi dal nemico con le armi alla mano, furono fucilati.
Quello che è certo è l’eccidio della famiglia Cignoli, contadini di Torricella presso Casteggio. Un drappello di austriaci, perquisita la casa e trovata una borsa con poca polvere da sparo, arrestò tutti gli 8 componenti della famiglia e li fucilò sulla strada Casteggio - S. Giuletta. Un cippo ricorda il luogo del sacrificio di questi umili testimoni del nostro Risorgimento.
Il successo delle truppe austriache fu però di breve durata. Arrivò infatti sul campo anche il reggimento “Cavalleggeri di Monferrato” che insieme agli altri reggimenti si gettò impetuosamente sul fianco e sulla testa della colonna austriaca, fermandola a Montebello e precludendole ogni altra possibilità di avanzata. In una di queste cariche rimase gravemente ferito, tanto che ne morirà pochi giorni dopo, lo stesso comandante del reggimento “Monferrato”, Colonnello Tomaso Morelli di Popolo.
La Cavalleria piemontese con la sua azione aveva fermato l’avanzata austriaca e dato modo alla fanteria francese di accorrere da Voghera e di fermare definitivamente il nemico.
Anche il generale francese Giorgio Beuret rimase ucciso nella battaglia di Montebello. Gli austriaci persero, fra morti e feriti, 1.295 uomini e i franco-sardi 700, dei quali 400 cavalleggeri piemontesi su 800 che erano in campo. Per la condotta tenuta a Montebello e durante la successiva campagna il reggimento “Cavalleggeri di Novara” ebbe la Medaglia di bronzo al valor militare. Analoga decorazione e con la stessa motivazione ebbe il reggimento “Cavalleggeri di Monferrato”. Questo reparto, per tanti anni di guarnigione a Voghera, si comportò molto onorevolmente in tutte le guerre cui prese parte. Durante la seconda guerra mondiale, sorpreso in Albania dall”armistizio dell’8 settembre 1943, rifiutò di cedere le armi e raggiunse i monti di Berat combattendo contro i tedeschi. Durante un combattimento, il comandante Colonnello Luigi Lanzuolo venne catturato e fucilato. Alla sua memoria venne concessa la medaglia d’oro al valor militare. I Cavalleggeri di Monferrato, seguendo le direttive del comandante e impossibilitati a continuare la lotta uniti, si diedero alla macchia combattendo nelle formazioni partigiane.
Il testo di questa pagina è stato estratto dalla pubblicazione “Battaglie e fatti d’armi del Risorgimento in Provincia di Pavia” di Marziano Brignoli (ed. Ente Provinciale Turismo di Pavia, febbraio 1983).