Sono cinque fratelli, patrioti italiani originari di Pavia, che si sono distinti nei moti rivoluzionari ottocenteschi: Benedetto (1825), Ernesto (1832), Luigi (1838), Enrico (1840) e Giovanni (1842). Nel 1859 i primi 4 fratelli si arruolano nei “Cacciatori delle Alpi” organizzati da Garibaldi, mentre Giovanni, troppo giovane, rimane a casa. Dei fratelli, solo Benedetto non si immolerà per l’unità d’Italia. Ernesto cade a Varese nel 1859, combattendo contro gli austriaci; Luigi muore di tifo a Napoli nel 1860 mentre si sta congiungendo alla spedizione dei Mille, cui partecipa Benedetto a capo della VII Compagnia, composta da pavesi e lomellini; Enrico cade in combattimento, a Villa Glori, nel 1867; Giovanni muore due anni dopo a seguito delle ferite riportate nello stesso combattimento di Villa Glori.
Benedetto, tra il 1861 ed il 1870, viene eletto deputato al Parlamento del neocostituito Regno d’Italia nelle file della sinistra; diventa in seguito primo ministro dal marzo al dicembre 1878, e dal luglio 1879 al maggio 1881, in alternanza con il senatore vogherese Agostino Depretis. Tra le riforme interne più significative portate a termine da Benedetto è da segnalare l’introduzione dell’obbligo dell’istruzione elementare dal 1879. Rimproverato di aver seguito una politica estera assai lesiva degli interessi dell’Italia, specialmente nei confronti della Francia, nel 1881 si dimette e si ritira a vita privata. Benedetto, medaglia d’oro al valor militare, si spegne a Capodimonte (Napoli) il giorno 8 agosto 1889, ospite del re Umberto I, cui ha salvato la vita il 17 novembre 1878, ricevendo una pugnalata diretta al sovrano. È sepolto nella tomba di famiglia, assieme ai suoi fratelli, a Gropello.