Fortunato Castoldi

Fortunato Castoldi
Fortunato Castoldi
da Internet

Nacque a Vigevano il 28 gennaio 1876. Il padre Carlo gestiva una tabaccheria in Piazza Ducale (dove fino a poco tempo fa si trovava il Caffè Bramante) e morì quando Fortunato era ancora bambino. Affrontando parecchi sacrifici, la madre, Maddalena Fossati, riuscì a mantenerlo agli studi insieme al fratello che si spense a soli 21 anni.

Fortunato Castoldi conseguì il diploma di geometra a Novara e si iscrisse in seguito all’Accademia Militare di Modena, dove uscì primo su 280 allievi ufficiali. Qui ebbe come compagno di banco Rodolfo Graziani (più giovane di quasi sei anni), che nel 1936 sarebbe diventato Maresciallo d’Italia e viceré d’Etiopia.

Nella Fanteria del Regio Esercito ebbe incarichi importanti. Col grado di tenente fu inviato in Macedonia (1904-1911) per la riorganizzazione della locale Gendarmeria. Nel 1910 fu di stanza ad Istanbul presso il Servizio Centrale; sempre in Turchia fu Addetto Militare. Nel 1911, agli ordini del generale Carlo Caneva, Castoldi, divenuto nel frattempo capitano, fece parte del corpo di spedizione italiano in Libia, dove venne nominato comandante della piazza di Tripoli. Come Alto Commissario Civile e in seguito incaricato delle trattative di pace dopo la conquista, egli non impiegò mai la forza contro la popolazione locale, il che gli valse l’amicizia di Sidi Muhammad Idris-al-Mahdi al-Senussi, re di Libia ed emiro della Cirenaica, che gli donò la spada d’onore come supremo riconoscimento della sua opera.

Durante la permanenza a Tripoli Castoldi, facendo arrivare dall’Italia personale qualificato, lavorò per il bene pubblico: riorganizzò, infatti, i servizi municipali della città; diede ricovero alla popolazione affetta da malaria, colera, tifo e vaiolo; fece distribuire viveri, oggetti di vestiario e utensili d’uso comune; riorganizzò infine tanto il servizio della nettezza urbana quanto il servizio sanitario.

Nel settembre del 1914 fu in Albania, a Durazzo, a seguito dell’aggravarsi della situazione locale durante i turbolenti giorni del breve governo del Principe di Wied.

Grazie alla buona conoscenza delle lingue araba, bulgara e turca, oltre al francese (allora la più usata in diplomazia) fu nominato Capo della Commissione Interalleata europea per la definizione dei confini di Albania, Bulgaria e Grecia. Durante il primo conflitto mondiale Fortunato Castoldi non partecipò ad azioni belliche, ma fece parte dei servizi segreti italiani. Nel 1919 fu a Versailles in veste di diplomatico per il nostro Paese per la definizione dei problemi mediorientali ed ebbe così modo dialog allacciare una stretta amicizia col Presidente del Consiglio francese Georges Clemenceau, soprannominato “Tigre” per il suo decisionismo.

Nel 1920, in qualità di addetto militare in Turchia, si stabilì ad Istanbul con il grado di tenente colonnello. Qui assistette alla caduta dell’ultimo sultano Mehmed VI e riuscì ad allacciare ottimi rapporti con Kemal Mustafa (il futuro Ataturk, padre della patria turca).

La sua abilità e i precedenti successi gli aprirono le porte della carriera diplomatica: venne infatti nominato dal Re ministro plenipotenziario (cioè agente diplomatico di rango immediatamente inferiore all’ambasciatore) dapprima in Albania e successivamente in alcune capitali sudamericane (Santiago, Lima e Caracas). Fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere Ufficiale e poi di Commendatore ma la sua carriera diplomatica s’interruppe poiché, a seguito a disaccordi con Mussolini per aver rifiutato la tessera del Partito Nazionale Fascista, Castoldi si dimise a soli 50 anni; rifiutò pure l’offerta della segreteria generale al Ministero degli Esteri, in quanto tale carica avrebbe comportato l’iscrizione alla massoneria. Ritiratosi a vita privata nel 1927 mantenne comunque contatti strettamente personali con uomini di governo e con Papa Pio XII, del quale fu ascoltato consigliere.

Dopo la seconda guerra mondiale rifiutò tutte le candidature che alcuni gruppi politici di varia formazione gli avevano offerto, desiderando che il suo nome servisse da strumento di concordia e non di divisione, come ebbe modo di dichiarare pubblicamente l’11 marzo 1948 da un palco del teatro “Cagnoni”. Trascorse parte dei suoi giorni nella casa che aveva a Roma e parte nell’abitazione di Vigevano sita in viale Mazzini n° 2, nella cui parte posteriore aveva creato un piccolo parco con alberi pregiati provenienti soprattutto dall’Etiopia.

Fortunato Castoldi morì a Roma il 22 luglio 1961 ma per sua volontà fu sepolto nel cimitero di Vigevano, nella tomba di famiglia.

Da questa pubblicazione: cadutivigevano.it/wp-content/uploads/2014/11/Castoldi-Fortunato.pdf a cura di Tullio Bologna.