Vigevano

Museo del Tesoro del Duomo

RIFERIMENTI
Cattedrale di Vigevano
Piazza Ducale
Vigevano

Orari di apertura: domenica e festivi (15-18), gli altri giorni su prenotazione: tel. 0381 690 370, 0381 288 282

In questo museo, ospitato in alcune sale cinquecentesche annesse alla Sacrestia dei Canonici del Duomo, convergono concrete testimonianze storiche, artistiche e religiose di alto interesse; non si tratta di una semplice raccolta di pezzi, ma di un insieme armonioso di cose vive, testimoni di un nobile passato di fede e di arte e che continuano tuttora a rappresentare un valido messaggio spirituale e sociale.

La parte più prestigiosa è costituita dagli oggetti preziosi donati dal Duca Francesco II Sforza nel 1534, quattro anni dopo l’elevazione della città a sede vescovile. Alcuni pezzi della donazione sono andati perduti, ma quanto rimane rappresenta un ricco patrimonio che dimostra quale fosse, all’inizio del cinquecento, la vivacità artistica del ducato di Milano anche nelle cosiddette “arti minori”.

La Pace del Cellini
La Pace del Cellini
da Internet
Nella vetrina allestita nel vestibolo sono esposti alcuni dei preziosi corali, messali e codici miniati risalenti alla fine del quattrocento. La prima sala, dedicata alle oreficerie, si presenta con una bellissima volta ad ombrello e conserva numerosi calici, reliquiari, croci processionali ed oreficerie di varie epoche. Fra gli altri sono da ammirare un prezioso pastorale in avorio riccamente lavorato (1530 circa), una preziosissima “Pace” di inizio cinquecento in argento cesellata in oro dal grande orafo Benvenuto Cellini e due coppe eseguite da un argentiere di Norimberga ed acquistate dal Duca Francesco II per la sua residenza.

Nella seconda sala sono esposti alcuni dei dodici arazzi fiamminghi conservati dal Museo: sette panni costituiscono la maggiore raccolta italiana di arazzi di stile “pre-reinassance”, provengono dall’arazzeria di Bruxelles (1520) e raffigurano la parabola del Figliol Prodigo, le storie di Ester e di Giuseppe; gli altri cinque raffigurano episodi della vita di Alessandro Magno, provengono da un’altra arazzeria belga e risalgono al primo quarto del XVII secolo.

Arricchiscono inoltre il museo stendardi delle confraternite cittadine ed un ornamentale cinquecentesco, ricamato in oro zecchino, usato a Monza nel 1805 per l’incoronazione di Napoleone Bonaparte.

Museo della calzatura “Pietro Bertolini”

RIFERIMENTI
Palazzo Crespi
Corso Cavour, 82
Vigevano

Orari di apertura: domenica e festivi (10.30-12 e 15-18), gli altri giorni su prenotazione: tel. 0381 690 370, 0381 299 282.

Nel corso dei secoli, Vigevano ha fatto sorgere in campo economico fiorenti iniziative in ogni direzione. Spesso ha concentrato i suoi sforzi verso una particolare industria: prima quella degli arazzi, poi dei cappelli e più recentemente quella delle calzature. In quest’ultima ha raggiunto traguardi di rilevanza mondiale.

Nata in forma artigiana, questa attività economica, poco dopo la metà del XIX secolo, ha improvvisamente assunto una precisa dimensione industriale. Per questo motivo la città, dopo aver posato in una sua piazza il monumento al Calzolaio d’Italia, ha sentito la necessità di erigere un diverso monumento che non solo ricordasse le fatiche e il lavoro di cento lunghi anni, ma conferisse dignità culturale all’attività economica di tutti i giorni. Nasce così il Museo della Calzatura.

Ospitata al piano terreno dell’ottocentesco Palazzo Crespi, la raccolta è unica nel suo genere in Italia ed è nata da una cospicua donazione della famiglia Bertolini al Comune di Vigevano. Il museo fu inaugurato nel 1972 ed è in attesa di una definitiva destinazione che permetta l’esposizione delle circa mille calzature conservate e di tutto il materiale legato alla produzione della scarpa.

Attualmente la raccolta, divisa in tre sezioni, comprende circa trecento scarpe, che offrono una inedita storia della calzatura come elemento di costume sia attraverso i secoli, sia presso le diverse civiltà.

La sezione storica comprende esempi di scarpe dal XV secolo ai nostri giorni, come gli stivaloni da postiglione risalenti al XVII secolo, le pantofole veneziane del seicento o le scarpine da ballo dell’ottocento. La seconda sezione raccoglie le calzature appartenute a personaggi illustri: dalla pantofola appartenuta alla Duchessa Beatrice d’Este (fine del XV secolo), alla calzatura di Papa Pio XI, dalla ricostruzione del polacchino medievale di Carlo Magno a quello appartenuto a Benito Mussolini. A questa sezione appartiene anche una raccolta di scarpe e scarponi militari. La sezione etnografica riunisce calzature in uso presso i popoli della terra, dai sandali africani, ai mocassini indiani, dalle guetas giapponesi alle opanche balcaniche. Infine arricchiscono la collezione alcune curiosità, come gli strumenti del ciabattino, e un cospicuo fondo di pubblicazioni inerenti la calzatura e la sua produzione.