Poche sono le notizie riguardanti la storia antica e recente del paese, il cui nome potrebbe derivare dalla località relativamente elevata su cui sorge: come dire, quindi, «a summitate» della valle del Po, non lontana.
Della storia di questo paese ci è ignoto quasi tutto: vari indizi, tuttavia, ci avvertono che fu una località di non trascurabile importanza, tra i più antichi insediamenti della chiesa Pavese.
La storia di Sommo, negli ultimi secoli, fu probabilmente storia di decadenza, dovuta in gran parte alla situazione di isolamento del paese rispetto alle vie di comunicazione. Decadenza e isolamento culminati, cento anni orsono, nel netto rifiuto opposto da Cava alla proposta di essere compresa in un comune unico avente Sommo per capoluogo insieme con Mezzana Corti, Torre dei Torti, Carbonara e Villanova d’Ardenghi. In effetti, al di là della ben giustificabile reazione di Cava, l’essere a capo di un vasto territorio ha sempre rappresentato la maggior aspirazione del paese, sia dal punto di vista religioso, sia da quello civile: sede di pieve, capoluogo in epoca viscontea e successiva, sede di Vicariato foraneo già nel 1460.
Risulta che il suo territorio rimase per lungo tempo infeudato - a partire dal 1673 - alla famiglia Ghislieri, il cui componente Giovanni Battista assunse ufficialmente, dieci anni dopo l’insediamento, il titolo di Marchese di Sommo. Di tale età rimangono alcune costruzioni molto rimaneggiate.
Nel 1859, insieme con altri Comuni lomellini, Sommo fu depredato e taglieggiato dalle truppe austriache del gen. Giulay, le quali proseguirono poi per Mede, dove si imposero con angherie e soprusi.
La Chiesa parrocchiale , dedicata alla Natività di Maria Vergine, viene ultimata nel 1840 su progetto dell’architetto Carlo Laurenti; dell’edificio preesistente, distrutto da una piena del Po, vengono conservati unicamente il coro e la sagrestia. Lo stile è composito, pur predominando il neoclassico; ha tre navate e contiene la maggior raccolta di dipinti di Biagio Canevari da Dorno. Contiene un antico organo Moroni Biroldi.
Entrando in paese provenendo da Pavia si incontra l’Oratorio della Madonna della Neve : edificato nel 1673 dalla contessa Francesca Negroni moglie del marchese e conte Francesco Maria Belcredi, l’oratorio originale era dedicato alla Madonna Assunta del Buon Successo, la cui ricorrenza si festeggia il 15 agosto. Ben presto divenne luogo di devozione sia per gli abitanti del paese che per i viaggiatori. Ridotto in cattivo stato, l’oratorio venne ricostruito dal conte Luigi Belcredi nel 1731. Alla dedicazione originale subentr&ograe; gradualmente, a partire dalla prima metà del Settecento, quella attuale della Madonna della Neve, con ricorrenza il 5 agosto. Nel 1831 il marchese Francesco Belcredi ristrutturò l’edificio conferendogli l’aspetto odierno. All’interno, nell’ambiente dell’antica sagrestia, è stata collocata una riproduzione della Grotta di Lourdes (1963).
A lato dell'antica strada che da Sommo porta a San Fedele, si trova la Casa Belcredi, complesso edilizio di origine seicentesca rimaneggiatoed ampliato nel secolo successivo. Ora è proprietà privata. Da segnalare anche la “Casa del Conte Antonio” (così chiamato fino alla metà dell’Ottocento, in seguito indicato comunemente con il nome di “Cortazza”, complesso settecentesco sostanzialmente ben conservato, casscina rurale dei Belcredi.
Una citazione merita inoltre il Parco della Cicogna: era un campo che faceva parte delle proprietà di Sommo del monastero pavese di San Lanfranco; acquistate alla fine del Settecento dal marchese Carlo Belcredi, queste proprietà vennero destinate, insieme a tutti beni di famiglia, dal marchese Francesco Belcredi all’Istituto dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano (1853). L’area, acquisita dal comune di Sommo nel 2007, si sviluppa su una superficie di circa 14000 metri quadrati, parte in pianĂ² e parte lungo la costiera.
Patrono di Sommo è San Rocco, la cui festa si celebra l’ultima domenica di agosto.