Gambolò

Museo Archeologico Lomellino - Gambolò

RIFERIMENTI
Castello Litta
Gambolò

tel. 0381 938 256 (segr. tel.), 0381 930 781 (biblioteca)
Orari di apertura: domenica (15-18) - feriali solo per gruppi su prenotazione

Un'anfora esposta al Museo
Un’anfora esposta al Museo
“I musei della Provincia di Pavia”
Il Museo raccoglie il materiale archeologico recuperato dall’Associazione Archeologica Lomellina dal 1972 ad oggi. La collezione è frutto sia di scavi sistematici, sia di ritrovamenti fortuiti rinvenuti in occasione di lavori agricoli o edili, sempre in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia. I reperti, provenienti dal territorio lomellino, offrono una panoramica completa della presenza umana in Lomellina, dal Mesolitico recente all’Età Romana Imperiale.

Il museo è strutturato in quattro sale espositive, è corredato da pannelli didattici e da una grande carta archeologica della Lomellina. Nella prima sala vengono ricostruite la Preistoria e la Protostoria della Lomellina. Le cartine di distribuzione dei vari ritrovamenti puntualizzano la frequentazione umana nel nostro territorio tra il Mesolitico recente (5500 - 4500 a.C.), il Neolitico (4500 - 3000 a.C.) e l’Eneolitico (3000 - 2000 a.C.); nell’Età del Bronzo (2000 - 900 a.C.), nella prima Età del Ferro (o periodo della cultura di Golasecca: 900 - 375 a.C.) e nella seconda Età del Ferro (cultura Celtica o di La Tène: 375 - 25 a.C.).

Di particolare interesse sono i reperti litici del Mesolitico recente, rappresentati da nuclei, grattatoi, lame e geometrici trapezoidali recuperati a Vigevano (La Cascinassa), Garbana (Dosso della Guardia) Gravellona (Il Castagno), in quanto costituiscono la prima traccia di industria umana su selce scheggiata in Lomellina e l’inizio di frequentazione del territorio.

Il passaggio dalla scheggiatura alla levigatura della pietra ,nell’età Neolitica (4500 - 3000 a.C.) è attestato da un’ascia in pietra verde levigata rinvenuta a Cassolnovo.

Sono esposti poi i reperti fittili, bronzei e litici, provenienti da abitati della media e della tarda età del Bronzo (1600 - 1200 a.C.) situati lungo i terrazzi del Ticino e del Terdoppio.

La cultura di Golasecca è attestata attraverso quattro tombe a cremazione rinvenute a Garlasco (Madonna delle Bozzole). Due sono inquadrabili nel VI sec. a. C.: una è maschile, avendo nel corredo una fibula ad arco serpeggiante, l’altra è femminile, per la presenza della fibula a navicella e di altre ornamentazioni. Due sono del V sec. a.C.

La cronologia della cultura celtica (o di La Tène) in Lomellina chiude la prima sala: sono visibili sei tombe particolarmente significativi di determinati momenti culturali. Un pannello didattico presenta una tavola cronologica illustrata della cultura di La Tène in Lomellina. Vero “fossile guida” delle fasi media e tarda della cultura di La Tène è il vaso a trottola, usato come contenitore di vino. Nel museo è possibile seguire tutta l’evoluzione di questo recipiente, fino alla sua scomparsa attorno agli anni 40 - 30 a.C. quando viene sostituito dall’olpe.

La seconda sala è dedicata alla storia del rito funebre in Lomellina, dove prevale largamente il rito della cremazione del cadavere, a partire dalla fine della media età del Bronzo (1400 - 1300 a.C.), sin verso la seconda metà del II sec. d.C.

Sono state ricostruite cinque strutture tombali che riproducono, così come rinvenute durante lo scavo, due tombe celtiche, una tomba celtica della fase della romanizzazione, una tomba romana, tutte a cremazione, e un’ulteriore tomba romana ad inumazione.

La terza sala illustra alcuni aspetti della vita e del costume nel periodo celtico attraverso l’esposizione dei corredi rinvenuti soprattutto a Valeggio (Cascina Tessera), Garlasco e Gambolò (Belcreda). Il primo settore della sala è dedicato all’abbigliamento femminile. In una vetrina sono esposti gli ornamenti, le tipologie delle fibule, dei braccialetti, degli anelli, dei bottoni e dei ganci da cintura. Nel secondo settore sono presentate alcune tombe maschili e viene ricostruito l’abbigliamento del guerriero. Le sei tombe esposte, dotate di spade, coltelli, cesoie, rasoi, punte di lancia, sono un documento dell’evoluzione del corredo maschile.

La quarta sala è dedicata all’età Romana. Nella prima vetrina sono esposti dei corredi tombali secondo un criterio cronologico che permette di operare un discorso generale sull’età romana.

La Lomellina pullula di necropoli che iniziano nell’età Augustea. Altre, invece, sono la continuazione di quelle già in uso in età celtica. Sono sepolcreti tutt’altro che poveri, che annoverano nei corredi: vetri, metalli, coroplastica, ceramiche. Questi reperti hanno somiglianza con quelli rinvenuti nelle necropoli delle rive lombarde e piemontesi del Ticino, del lago Maggiore e del Canton Ticino: si parla, infatti, di una “Civiltà del Ticino”. Seguono alcune tombe scelte sulla base di un corredo vitreo particolarmente abbondante. La frequenza di oggetti in vetro, infatti, è uno degli aspetti caratteristici dei corredi funerari del I sec. d.C. nelle necropoli lomelline. Una vetrina è dedicata alla coroplastica lomelina, cioè alle figurine in terracotta ricavata da matrici (Europa sul toro, la Terra Madre, i coniugi, animali, ecc.). Un’altra contiene una serie di applicazioni in terracotta, che ornavano le testate del letto funebre sul quale veniva deposto il cadavere per la cremazione (età Augustea - Tiberiana). Segue la presentazione delle classi di materiali ceramici su cui sono documentate le firme dei seguenti vasai: Aco, Hilarus, Aescinus, Sarius Surus. La sala è completata da pannelli dedicati rispettivamente all’abbigliamento (ornamento e toilette), alle lucerne ed alla monetazione.

Si tratta di un museo realizzato con criteri didattici, come denota la presenza di un gran numero di panneli, fotografie e illustrazioni. L’utilizzazione di colori differenti sui pannelli, nelle vetrine, nelle didascalie, con riferimento alle varie fasi cronologiche, risulta un efficace mezzo per facilitare la comprenisone dei pezzi esposti a un pubblico non esperto.