L’origine di Galliavola è avvolta dalle nebbie della storia e della leggenda. Il più importante storico lomellino, il Gesuita Luigi Portalupi (1712-1763) nativo di Grumello, riportando un’antica iscrizione del castello, riferiva l’etimologia di Galliavola alla “Gallorum Aula” (Corte dei Galli, Corte dei Francesi) ovvero all’accampamento militare impiantato dal re franco Pipino il Breve contro il longobardo Astolfo per l’assedio di Pavia nel 755.
Il re francese di cui si è detto sopra, Pipino il Breve, venne stato chiamato in difesa del pontefice Stefano III, assediato da Astolfo, re longobardo, e ne ottiene la resa.
I milanesi distrussero gran parte del territorio ed il castello nel 1213; in seguito il paese appartenne ai conti di Lomello, dai quali passò nel 1290 ai Beccaria; nel 1464 Galeazzo Maria Sforza lo concesse in feudo a Galeazzo di Grumello; successivamente la zona diventò proprietà dei due fratelli Lambertenghi. L’ultimo erede della famiglia, fattosi gesuita, nel 1660 lasciò tutti i suoi cospicui beni, compresa Galliavola, alla Compagnia di Gesù del collegio di Brera, che li tenne fino alla soppressione napoleonica. I beni vennero allora alienati e in gran parte acquistati dalla nobile famiglia milanese dei conti Greppi, il cui ultimo erede li cedette, nel 1967, alla Santa Sede. Ora appartengono a privati.
Dopo la distruzione della rocca, nel XVI secolo venne edificata nello stesso luogo, con probabile scopo difensivo, un’ampia dimora signorile, tuttora visibile.
Il piccolo centro si dispone intorno al cosiddetto “Castello” , complesso di edifici sei-settecenteschi
adibiti ad abitazione privata, che inglobano i probabili resti della preesistente rocca. L’accesso avviene da Piazza della Vittoria, centro
del paese, passando sotto ad una delle torri rimaste, oggi quasi irriconoscibili. Sopra il portone d’ingresso sono tuttora individuabili
le fessure del ponte levatoio ed uno stemma affrescato. All’interno del cortile si può notare uno stemma scolpito, forse dei
Lambertenghi. Il palazzo, a pianta rettangolare, è adibito ad abitazione privata e conserva gran parte dell’antico arredamento
seicentesco ed alcuni quadri di scuola bergamasca attribuiti a Giacomo Ceruti (XVIII sec.).
La chiesa di San Lorenzo Martire si trova in Piazza
della Vittoria. Il vecchio edificio quattrocentesco fu demolito nel 1833 per dar luogo all’odierna parrocchiale, di forme classiche,
a tre navate voltate; la facciata conserva dipinti in parte sbiaditi. Vi sono due cappelle laterali: quella di San Carlo Borromeo era
stata costruita nel 1614 per voto della Comunità. Il prezioso altare maggiore in marmi policromi (inizi sec. XVIII) con la
balaustrata, provengono dalla chiesa pavese di Sant’Innocenzo, soppressa nel 1810. Il campanile risale invece al sec. XVIII.
Di particolare interesse è l’antichissima chiesetta di Santa Maria “allo Zerbaiolo” ,
annessa al cimitero, già esistente nel sec. XII. Fu sede di un piccolo convento di frati Serviti che vi portarono la devozione alla
Madonna Addolorata; i religiosi lasciarono la chiesa dopo il 1650. L’edificio attuale, eretto nelle forme attuali nel sec XVI,
è preceduto da un portico.
Da segnalare la Festa del Riso, a novembre.