Il subdiramatore del canale Quintino Sella Il subdiramatore del canale Quintino Sella
Il subdiramatore del canale Quintino Sella nei pressi del santuario di Sant’Anna - 27/08/2022

Cilavegna

SCHEDA
In dialetto: Silavegnä
Abitanti: Cilavegnesi
Superficie: 17,96 km2
Altitudine: 115 mt. s.l.m.
Diocesi: Vigevano
Cilavegna è una grossa e vivace borgata dominata dalla grandiosa mole della sua chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo che sorge nel punto più alto presso il castello medievale, di cui resta appena una torre rimaneggiata.

L’origine del nome

Il nome di Cilavegna si trova per la prima volta in un documento del X secolo, in cui era citato come “Cilavinnis”. Il nome, nei secoli successivi, si trasformerà via via in “Celavegna, Cellavegna, Cillavegna, Cellavigna”; deriva probabilmente da “Cella vinium”, oppure da “Cella vinea”. La prima parte, “cella”, è un toponimo che fa riferimento all’abitudine in epoca romana di costruire anche lungo le strade secondarie, una delle quali passava per Cilavegna, delle celle, o depositi, per l’annona militare; la seconda parte del nome, “vinium” o “vinea”, fa riferimento alla cultura della vite particolarmente adatta a terreni non ancora irrigui. I due termini ci portano al significato finale del nome del paese: “Deposito presso le vigne”.

Secondo altri studiosi il toponimo verrebbe invece da “Coeli venus” con evidente riferimento alla salubrità dell’aria. Il Rampi, autore d’una dotta monografia su Cilavegna, uscita nel 1965, propende per la prima ipotesi.

Cenni storici

L'ingresso del municipio
L’ingresso del municipio
27/08/2022
Nel documento sopracitato si legge che il re Berengario I concede al vescovo Giovanni di Pavia di erigere una fortificazione difensiva attorno alla pieve della Parrocchia di Cilavegna, per difenderla dalle incursioni degli Ungari; si presume che tale scritto sia stato redatto prima del 25 dicembre 915, giorno in cui Berengario I viene incoronato imperatore.

Il castello, costruito in quegli anni, costituisce il nucleo del piccolo borgo. L’entrata al castello avviene attraverso un ponte levatoio ed un piccolo pontile per i pedoni. La storia racconta cose misteriose sui sotterranei del castello: trabocchetti e pozzi dalle cui pareti fuoriescono lamine per torturare gli sventurati che cadono in disgrazia al feudatario. Questo è rappresentato oggi dal moderno palazzo municipale, sulla cui facciata occidentale è identificabile, nel settore centrale della stessa, un torrione massiccio (nella foto) - in cui si apre l’ingresso - nel quale il Rampi, storico locale, ha voluto ravvisare la traccia superstite della primitiva rocca.

Il suo territorio viene assegnato nel 1191 a Pavia, per passare in seguito sotto il dominio di Vigevano nel 1449. Il Rinascimento vede sorgere un nuovo castello sull’antica rocca; le mura comprendono, oltre alla chiesa parrocchiale di San Pietro, il cimitero antistante il piazzale della chiesa, una chiesetta dedicata a San Rocco sul fianco nord, un’area ad ovest coltivata ad orto con alcune abitazioni civili confinanti con il palazzo del feudatario che occupava l’angolo sud-ovest del quadrilatero con annessa la Torre di proprietà comunale. Tutta l’area è circondata da una fossa alimentata da acqua sorgiva, mentre l’entrata al Castello è consentita dalla presenza di un ponte levatoio prospiciente la torre. Sul finire del cinquecento il castello viene ridotto a semplice abitazione e sono soppressi baluardi e bastioni; le pietre ed i mattoni in buono stato vengono recuperati per la costruzione di parte dell’antico paese. Nel 1636 il conte Cesare Taverna acquista il feudo di Cilavegna; la sua famiglia, originaria di Nizza Monferrato e residente da tempo in paese, viene insignita del titolo di Conti Palatini, e rimane proprietaria del feudo fino alla fine del 1700.

Personaggi

Cilavegna ha dato i natali a Pietro Conti (1796-1856), inventore della prima macchina italiana per scrivere (il «tachigrafo»).

I monumenti e le opere d’arte

La Chiesa parrocchiale
La Chiesa parrocchiale
25/08/2022
Le origini della Chiesa parrocchiale , dedicata ai Santi Pietro e Paolo, risalgono al X secolo: è infatti intorno ad essa che venne eretto il castello. Gli scavi eseguiti nel 1942 lo confermano, indicando che la chiesa, risalente al XII secolo, è una ricostruzione della precedente e che la primitiva pieve probabilmente risale addirittura al V-VI secolo. La vecchia chiesa parrocchiale fu integralmente ricostruita a partire dal 1729 e completata nelle parti principali nel 1769; nel 1743 si pose mano alla monumentale facciata, che fu rinnovata nell’ottocento, e ancora nel 1987. Nel 1817 fu sopraelevato il campanile con il curioso cupolino barocco e dotandolo di un pregevole concerto di sei campane. L’interno, di grandiose forme barocche, si presenta con un corpo a pianta ottagonale allungata dalla quale si aprono sei profonde cappelle divise da paraste e coretti; oltre il presbiterio quadrato è il coro semi circolare. La decorazione fu affidata ai vigevanesi Ottone e Garberini. Quest’ultimo nel 1892 realizzò il ciclo di affreschi che fu completato dal Secchi di Milano nel 1942; l’edificio è stato interamente restaurato tra il 2000 e il 2012. L’altare maggiore in pietre dure e marmi di disegno manierista risale al sec. XVII e fu acquistato dalla chiesa di Santa Maria segreta in Milano, demolita nel 1910; la sistemazione del presbiterio fu disegnata nel 1976. Tra gli altari laterali, parte in marmi policromi, e parte in legno scolpito, spicca l’altare del Crocefisso, con gruppo di statue lignee settecentesche, e quello delle Sante Reliquie, del 1774, contenenti statue e preziosi reliquiari. Il fonte battesimale, nella nuova sistemazione del 1996, è composto da una vasca in pietra antica. Tra le numerose opere pregevoli esistenti nella chiesa spiccano un ostensorio in argento del XVIII secolo lavorato a cesello e a sbalzo, il baldacchino, usato ancora oggi nelle solenni processioni, lavorato e decorato con pannelli in oro, rappresentanti episodi della vita di Cristo. Nella casa parrocchiale, modernamente rifatta alcuni decenni fa, è allestito un piccolo ma importante museo con paramenti, suppellettili e arredi liturgici di notevole interesse artistico.

Fra tutte le chiese, spetta il primo posto a quella di San Martino (o della Natività di Maria - XV sec.), nota anche come Chiesa del Cimitero. Fu riedificata nel sec. XVIII, mentre l’interno fu restaurato in forme neo-gotiche alla fine dell’ottocento. Diverso è l’aspetto attuale rispetto a quello originario: la facciata porta tracce di affreschi decorativi nel portale e due figure di Santi Vescovi al di sopra delle finestrelle. Sono invece in buono stato due affreschi all’interno, risalenti anch’essi al XV secolo. Il primo raffigura un pregevole volto della Madonna, l’altro la Madonna in trono con in grembo il Bambino.

Altre chiese che meritano di essere citate sono:

  • la Chiesa di Santa Maria, nota anche con il nome di Chiesa della Madonna del Santo Rosario, costruita a metà del XV secolo, rifatta interamente nel 1640 in belle forme barocche con l’annesso conventino dei Domenicani. Sul finire del 1700, la chiesa fu abbandonata e venne profanata ed adibita a deposito di legname; solo la forza di volontà dei membri del Pio Consorzio del Santo Rosario fece rinascere questo edificio sacro riportandolo agli antichi splendori e assumendolo come sede della Confraternita del Santo Rosario; completamente ristrutturato nel 1981 per ospitare l’oratorio parrocchiale intitolato alla “Divina Provvidenza”, conserva l’antico porticato su pilastri. La bella chiesa, a pianta centrale, presenta tre altari: quello centrale è ornato di pregevoli stucchi e contiene la statua lignea della Madonna del Rosario circondata dai quadretti dei Misteri. Ai lati sono le statue in stucco di San Pio V e di Santa Caterina da Siena Degni di particolare attenzione sono gli affreschi del 1600 contenuti nella cappella di destra raffiguranti San Vincenzo Ferreri ed altri santi domenicani, senza dimenticare la statua lignea del Cristo morto posto nella mensa. Entro una nicchia, è posta la statua realizzata nel 2012, rivestita con gli abiti pontificali, di un illustre figlio di Cilavegna: il Beato Alberto Calvi. Nato verso il 1175, studiò diritto a Bologna, fu canonico del Duomo di Novara e nel 1221 eletto vescovo di Savona, venendo consacrato nel 1224 a Milano. A seguito delle lotte tra Genova e Savona rientrò dopo pochi anni a Novara, ove morì nel 1230: è venerato con il titolo di Beato.
  • la Chiesa della Beata Vergine d’Oropa, opera di don Giovanni Delconsole, rimase incompleta col solo abside, il presbiterio ed il campanile; di stile gotico, reca nell’interno un altare in cotto su cui poggia l’altare della Madonna;
  • la Chiesa della Beata Vergine del Carmine, fu eretta dall’omonima confraternita laicale agli inizi del sec. XVII, fu riaperta al culto come sussidiaria della parrocchia dopo le soppressioni napoleoniche e dotata di una facciata neo classica. L’interno, a una navata con profondo coro, presenta due altari laterali e l’altare maggiore in marmo che racchiude la statua della Beata Vergine. Pregevoli sono il coro ligneo e l’acquasantiera del 1400. Il bel campanile barocco crollò nel 1961; la chiesa è stata interamente restaurata recentemente dal Comune che l’adopera per scopi culturali.
  • la Chiesa di Sant’Antonio, risalente al periodo romanico, dava il nome alla porta sud del paese; riedificata nell’ottocento sui resti dell’edificio originale, è stata decorata nel 1978.

Nei dintorni

Il Santuario di Sant'Anna
Il Santuario di Sant’Anna - 27/08/2022
Ricordiamo il Santuario di Sant’Anna , posto alla fine di un suggestivo viale alberato, situato lungo una strada secondaria che conduce a Parona, luogo di culto molto importante per gli abitanti dei due paesi limitrofi. Le origini della costruzione sembrano risalire agli anni precedenti il 1600, anche se è solo dal XVII secolo che ci giungono notizie fondate sulla sua effettiva esistenza. Anticamente era denominata “Gesiolo della Calderlina” e serviva come supporto della cascina omonima. La chiesa rischiò la distruzione in due occasioni: la prima nel 1671, quando per ordine del Vicario, l’immagine della Vergine Maria doveva essere trasportata nella Chiesa parrocchiale; fortunatamente ciò non accadde ed il Santuario venne ristrutturato e rinforzato per evitare i furti. In seguito, per molti anni, non vennero celebrate Messe, fino al 1719, quando il frate A. Zuccola convinse la Curia a ricominciare a celebrare le sacre funzioni. Nel 1871 di nuovo il pericolo di demolizione, stavolta a causa del canale Quintino Sella, che sarebbe dovuto passare sul terreno del Santuario: anche questa volta il pericolo fu scongiurato grazie all’intervento dell’ingegnere cilavegnese Giuseppe Pisani che modificò il tracciato del canale.

In origine senza stile e ad una sola navata, nel 1889 si iniziò l’ampliamento per opera del sacerdote don Giovanni Delconsole. Oggi la Chiesa presenta una pianta a tre navate e tre altari: l’altare maggiore al centro, ed ai lati quelli della Madonna di Lourdes e di Santa Rita, cui è annesso il prezioso paliotto intarsiato con marmi e stucchi. L’interno è decorato con dipinti del pittore Villa di Vigevano, mentre l’affresco di Sant’Anna è da attribuirsi al pittore Gaudenzio Ferrari.

Le attività economiche

L’Asparago di Cilavegna

Le campagne intorno a Cilavegna sono l’ambiente ideale per coltivare con successo una varietà d’asparago di grande pregio: l’Asparago di Cilavegna. Così tenero da poter essere consumato integralmente, dal sapore delicato e raffinato, è di colore chiaro (rosa-violaceo nella parte del turione e bianco nella parte del gambo). È ortaggio primaverile che si raccoglie tra marzo e maggio. Si può gustare da solo, semplicemente lessato, o preparato sotto forma di pietanze varie, quali frittate e risoni, o condito con uova al burro e parmigiano grattugiato...

Gli asparagi di Cilavegna
Gli asparagi di Cilavegna
da Internet
Come la maggior parte dei paesi lomellini, fino alla metà del XX secolo la maggior parte della popolazione si dedicava prevalentemente all’agricoltura. L’insediamento di numerosi e moderni impianti industriali, in particolare meccanici, tessili e calzaturieri, ha modificato quasi completamente l’assetto economico del paese e molte sono state le energie e la creatività impiegate per riuscire ad acquisire il giusto valore in campo nazionale ed estero. Cilavegna ha dato i natali a Pietro Conti, che nel XIX secolo realizzò il tachigrafo, prototipo della macchina da scrivere, e a Mario Pavesi, creatore dell’omonima, grande industria dolciaria.

Nonostante la crescente industrializzazione, si mantiene alto il valore della tradizione agricola scandita dai ritmi di una natura generosa che vede nella produzione dell’asparago la sua punta di diamante.

Il territorio e l’ambiente

Costruita in territorio prevalentemente pianeggiante, Cilavegna ha sempre avuto grande rispetto per l’ambiente naturale. In particolare, è da segnalare che l’amministrazione comunale ha acquistato un terreno sabbioso a dosso, il cosiddetto “Bosco Oliva”, affidato in concessione ad una associazione locale per un progetto di ricostruzione di un bosco con specie autoctone.

Strutture turistiche

È opportuno segnalare la presenza dell’attrezzatissimo parco acquatico Tropical Acqua Park , vanto del paese, che comprende piscine, acquascivoli, bar e ristorante.

Gli eventi e le manifestazioni

La corsa dei maiali durante la Sagra dell'asparago
La corsa dei maiali
durante la Sagra dell’Asparago

da Internet
Cilavegna è un paese dinamico, ricco di iniziative organizzate dalle numerose associazioni presenti; qui ci limitiamo a ricordare le più importanti. Da alcuni decenni lega il suo nome ad una festa che si tiene la seconda domenica di maggio, entrata a pieno titolo tra le più importanti della zona: la Sagra dell’Asparago; molto legata alla tradizione contadina di Cilavegna, consiste nella presentazione e vendita al pubblico degli asparagi primaticci, con la possibilità di gustare una serie di piatti, dai risotti alle frittate, a base di asparagi. Alla manifestazione è anche abbinato l’originale “Palio dei maiali”, che vede un’appassionante e divertente “corsa suina”, con gli animali usati come insoliti destrieri montati da fantini abbigliati con costumi settecenteschi, in rappresentanza delle contrade del paese.

Feste popolari di rilievo sono anche; la Festa dei SS. Pietro e Paolo, patroni del paese, che ricorre il 29 giugno e che viene celebrata sia con riti religiosi sia con giochi sulla piazza della Chiesa parrocchiale; la Festa di Sant’Anna, il 26 luglio, che si tiene presso l’omonimo Santuario, è festa prevalentemente religiosa, anche se non mancano bancarelle di ogni tipo, un banco di beneficenza e l’immancabile conclusione con lo spettacolo pirotecnico.