Nella foresta di cui abbiamo parlato qui sopra si dice che fosse vissuto, durante l’VIII sec., un monaco asceta di tradizione benedettina. Egli si chiamava Aldo, era un eremita e viveva in assoluta povertà, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione, mantenedosi con l’umile e faticosa professione di carbonaio e assicurando ospitalità ai pellegrini poveri di passaggio. Alla sua morte divenne Santo e in paese fu edificata una piccola cappella a Lui dedicata (di cui oggi non resta traccia), oggetto di venerazione anche fuori dai confini dell’Italia: il suo nome è infatti ricordato nei più antichi martirologi benedettini. In seguito le reliquie furono trasportate nella chiesa di San Colombano maggiore a Pavia dove rimasero fino al 1565, quando la chiesa fu chiusa. Quindi furono trasportate nel Duomo e poi nel 1573 collocate presso l’altare maggiore della basilica di San Michele. Alcuni decenni fa alcuni frammenti di reliquie furono donate alla parrocchia di Carbonara che le ha fatte collocare in una statua del Santo dormiente sotto l’altare a capo della navata destra della chiesa parrocchiale. La memoria liturgica si celebra il 10 gennaio.
Il nome deriva da una antichissima foresta secolare che si estendeva tra il fiume Ticino e l’Agogna dal Po fino all’altezza di Gropello e Dorno, conosciuta in età tardo antica come sylva carbonaria. Essa infatti fu per secoli sfruttata per la fabbricazione del carbone ottenuto da un processo di combustione dei tronchi degli alberi.
L’origine del paese risale al periodo imperiale romano, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici conservati nel castello Visconteo di Pavia: frammenti di vasi, vetrerie, bronzetti e fibule. L’abitato, nel 690, era una curtis, cioè un centro dotato di autonomia civile con una chiesa; in quell’anno il re Longobardo Cuniperto vi sottoscrisse un diploma. L’abitato originario doveva probabilmente corrispondere alla località odierna dei Sabbioni, ove esisteva un’antichissima chiesa, di cui resta soltanto l’abside romanica, diroccata.
Narra una storia che nel X secolo la zona era tanto infestata da lupi ed altre fiere, da indurre nel 960 Berengario II ad ordinare l’abbattimento di queste belve che rendevano impraticabile la via Cozia.
La chiesa e i possedimenti annessi erano sede di un priorato benedettino dipendente dal monastero di San Colombano a Bobbio, fondato nel 641, i cui monaci erano strettamente legati ai Longobardi e alla loro capitale, Pavia. Nell’anno 891 l’imperatore Guido concesse l’uso della “sylva” e del territorio circostante al monastero pavese di Santa Maria Teodote. In Carbonara stessa (che prese il nome di Carbonara Laumellorum) venne eretto il monastero di Santa Maria, con annesso ospedale, che, nel 1083, passò ai canonici regolari agostiniani di Santa Croce in Mortara, che ne fecero un centro importante della loro congregazione, che possedeva la canonica annessa alla basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, da cui dipendeva Carbonara.
Nel 1524 essa finì in commenda e cessò la vita religiosa presso la chiesetta di Santa Maria, che rimase officiata fino al novecento. Annessa alla chiesa vi era anche un ospizio per pellegrini che si manteneva attraverso la produzione del carbone, che rimase in funzione fino al tardo medioevo, quando la foresta cedette il posto a campi coltivati e irrigati.
Il nome di Carbonara venne assunto da una nobile famiglia pavese che vi esercitò la signoria. Divenuto marchesato, venne dato alla famiglia Malaspina Della Chiesa di Bobbio; quindi infeudato ai marchesi Lunati di Milano, che la tennero per quasi tutto il seicento.
La zona fu molto spesso teatro di scontri armati durante la prima e la seconda guerra d’indipendenza, per la sua particolare posizione in prossimità delle valli del Ticino e del Po.
La Chiesa parrocchiale , dedicata a San Giovanni Evangelista, venne eretta nel 1753, quando fu demolita l&rsuqo;antica chiesa di San Giovanni. L’edificio era originariamente composto dalla navata centrale e dal presbiterio, con accanto l’alto campanile attuale, completato con la cella campanaria nel 1820. Nel 1791 furono aggiunte le due navate laterali, il coro, che risultò di grandiose dimensioni, e le due sagrestie. All’interno si trovano quadri ed effigi sacre tra cui una pala in legno del XV secolo rappresentante una Madonna con Bambino e Santi, attribuita alla scuola del Borgognone, ed una tela del professor Francesco Sampietro di Garlasco. Circa le origini della parrocchiale, l’Annuario Storico Statistico Lomellino del 1873 riporta che “... La fondazione della primitiva chiesa data dal secolo IV dell’era cristiana, ma l’antico tempio fu probabilmente travolto dalle onde del Ticino, che è fama scorresse assai prossimo a San Biagio e Carbonara, lambendo la presente costiera”. Nel 1815 venne costruito e posizionato in coro un pregevole organo Lingiardi, successivamente spostato, nel 1839, in controfacciata.
Alla frazione Campomaggiore (che fu comune autonomo fino al 1815) è ancora officiata la chiesa di Santa Maria Assunta, di belle forme tardo barocche.
Ad ottobre, da segnalare la Sagra Patronale.