Santi Gaudenzio ed Eusebio

Gambolò

La chiesa parrocchiale
La Parrocchiale di Gambolò
02/10/2022
Gambolò è uno dei più vivaci paesi della Lomellina, (da alcuni anni decorato con il titolo di “città”), a non molta distanza da Vigevano, e da essa separata, un tempo da castagneti e vigne, ora da fabbriche e case. La tradizione religiosa è antichissima e ancora mantenuta oltre che dalle fiorenti attività parrocchiali, tra cui primeggia l’oratorio, dalle tre storiche confraternite.

Le origini del borgo sembrano remote: i frammenti di età romana conservati presso la pieve di Sant’Eusebio ne confermano l’antichità e il prestigio nei primi secoli dell’era cristiana: piace pensare all’etimo latineggiante di “campus latus” per trovare l’origine del nome odierno. Fino al 1833 Gambolò era divisa in due parrocchie non per un criterio territoriale, ma famigliare, secondo una consuetudine secolare.

Quella di Sant’Eusebio era una antica pieve vercellese (come ricorda il titolo), poi passata dopo il sec. XI alla diocesi di Pavia, insieme a gran parte della Lomellina, che nel 1817 fu assegnata a Vigevano. A quest’ultima passò l’altra parrocchia gambolese intitolata a San Gaudenzio, di origine e appartenenza novarese, che con Sant’Albino di Mortara fu assegnata nel 1530 alla nuova diocesi vigevanese. Entrambe le chiese parrocchiali erano dotate di un Capitolo di canonici e di sacerdoti beneficiati, i cui redditi furono incamerati al tempo delle soppressioni napoleoniche. Sant’Eusebio sorge alla periferia del nucleo attuale, che andò organizzandosi come un borgo fortificato chiuso da mura e porte (in parte ancora conservate) con un notevole castello, appartenuto in età moderna ai Litta, ora sede del Museo archeologico lomellino.

L’edificio conserva l’impianto romanico a tre navate, che pare risalire alla seconda metà del sec. XI; il campanile fu sopralzato in epoca barocca. L’interno conserva inalterato l’aspetto originario, arricchito dalle sedimentazioni dei secoli e opere d’arte di grande pregio. Ricordiamo, tra le tele, il Presepe di B. Campi (1572), una Madonna del Carmine con Santi di G.B. Tassinari (1614), l’apparato decorativo della cantoria e delle ante dell’organo, del Fiammenghino (inizi sec. XVII). Dopo anni di abbandono il complesso è stato integralmente restaurato per iniziativa della Parrocchia e con il contributo determinante del Comune: sono state recuperate le preziose opere d’arte custodite e la chiesa ospita anche esposizioni e iniziative culturali.

La chiesa di San Gaudenzio, sede odierna della parrocchia (che unisce anche il titolo di Sant’Eusebio), fu integralmente ricostruita tra il 1896 e il 1899. Accanto alla facciata di gusto neo-romanico moderno si erge l’imponente torre campanaria eretta nel 1512, con l’altissima cuspide rivestita di rame; vi è un concerto di cinque campane fuso nel 1779. L’interno, a tre ampie navate, è decorato da ricche decorazioni e affreschi di R. Gambini, recentemente restaurati. Della vecchia chiesa conserva alcuni altari marmorei barocchi, affreschi strappati del sec. XV, e tra le tele una Madonna tra San Carlo e San Gaudenzio, con una veduta di Gambolò, di C. Zocchi (1613). All’altare maggiore è un imponente ciborio in marmi e mosaici progettato dal Mina nel dopo guerra; particolare devozione ha in chiesa l’immagine della Madonna che scioglie i nodi, introdotta dal prev. Nagari pochi anni fa. In una cappella laterale è il corpo santo di San Getulio, martire dei primi secoli dell’era cristiana, che dall’abbazia di Farfa (nel Lazio) fu traslato in Gambolò nel 1672 e dichiarato patrono principale della Comunità. L’urna e la cappella sono in stile novecentesco: tra le altre preziose reliquie conservate vi è quella della Beata Caterina Nai Savini, terziaria domenicana morta a Vigevano nel 1524, le cui reliquie si venerano nella chiesa di san Pietro martire.

Gambolò è la patria del card. Arcangelo Bianchi (1516-1580), domenicano, stretto collaboratore del papa San Pio V, che fu munifico verso il paese natale, fondandovi e dotandovi le scuole pubbliche che sorgevano sulla via di San Paolo.

Fino alle soppressioni napoleoniche di inizio ottocento, Gambolò vantava diverse presenze di Religiosi: i Domenicani avevano una casa presso la chiesa di San Vincenzo, i Francescani Osservanti un ospizio dipendente da Santa Maria delle Grazie di Vigevano, le Clarisse nel fiorente monastero di Santa Chiara, che sorgeva accanto all’attuale chiesa della Confraternita di San Rocco. Soppresso il monastero, si ottenne dal Demanio la chiesa conventuale come succursale, e in seguito i confratelli vi si trasferirono dal loro oratorio, che sorgeva non lontano.

Oltre alla chiesa di San Rocco, sede dell’omonima confraternita, vi sono altre due chiese, ancora officiate dai confratelli: Santa Maria e San Paolo. La prima, ampliata nel 1863, presenta diversi altari laterali, e sul principale una bella tela di scuola lombarda di inizio seicento raffigurante la Presentazione del Signore. La seconda, eretta nel sec. XVIII, conserva oltre a un pregevole coro ligneo settecentesco, un importante gruppo statuario del tardo cinquecento in cotto raffigurante il compianto del Cristo morto. Alla periferia del paese è la chiesetta dedicata alla Madonna del Terdoppio, eretta nel sec. XVII e preceduta da un portico. All’interno un bell’altare con ancona di gusto manierista custodisce un affresco recente, mentre le pareti e la volta sono decorate da elegantissime prospettive rococò.

Alla frazione Stradella è un altro piccolo santuario mariano, dedicato all’Assunzione della Vergine, contenente un affresco datato 1536, assai devoto. La chiesa, eretta nel sec. XVII, è preceduta da un portico, mentre il campaniletto con la sua cuspide sembra fare il verso alla torre di San Gaudenzio.

Il nuovo oratorio parrocchiale è una moderna e funzionale struttura costruita negli ultimi decenni e dotata di campi attrezzati, ed è intitolato a Giovanni Paolo II. Riprende la tradizione del primo oratorio aperto agli inizi del novecento presso la pieve di Sant’Eusebio e per molti decenni servito dalle Suore Pianzoline.

La parrocchia di Gambolò è retta da mons. Dott. Roberto Redaelli, coadiuvato da don Andrea Padoan come Vicario. Il Prevosto è anche Amministratore Parrocchiale delle frazioni di Remondò e Garbana, in vista della costituzione di una Unità Pastorale.

Il testo di questa pagina è stato estratto da un articolo di Don Cesare Silva nella pubblicazione “Aurora della Lomellina” (dicembre 2023).