Sant’Elena

Cergnago

La Chiesa parrocchiale di Sant'Elena
La Parrocchiale di Cergnago - 28/08/2022
Cergnago è un tranquillo paesino di buone persone e di solide tradizioni religiose che sorge quasi al centro della Lomellina, con una campagna caratterizzata da dossi sabbiosi coperti da boschi secolari di querce solcati da fontanili, che la tenacia degli agricoltori ha nei secoli trasformato in campi coltivati. Un diploma di Berengario I datato 907 nomina “Cirniaco” (che diventa in documenti successivi “Cergnagum”) nel Comitato di Lomello, tra i beni della celebre abbazia di San Silvestro di Nonantola, presso Modena, e nel 988 è citato insieme ai limitrofi possedimenti monastici di Cerretum (Ceretto) e Montecello (San Giorgio).

Nei decenni successivi l’abitato di Cergnago iniziò a gravitare intorno a un importante centro monastico, posto sulle rive dell’Agogna, l’abbazia di San Pietro in Erbamara, che compare nei registri di Cencio Camerario nell’anno 1150 tra le abbazie tributarie alla Sede Apostolica. Papa Innocenzo IV confermò l’Erbamara nell’appartenenza alla Congregazione di Vallombrosa nell’anno 1253. L’insediamento iniziò a decadere con l’istituzione della commenda: nel 1452 era abate un monaco di San Salvatore di Pavia. Gli edifici monastici furono rovinati nel 1652 da una rovinosa piena dell’Agogna e non più riedificati, tanto che nel 1692 gli abitanti delle pertinenze ottennero di passare sotto la cura d’anime di Cergnago.

Rimaneva ancora nel 1738 la Messa festiva nella chiesa, intitolata ai Santi Pietro e Paolo; l’ultimo Abate commendatario fu nel 1760 un canonico della cattedrale di Vercelli; alcuni anni dopo essa fu soppressa e i beni incamerati dal Re di Sardegna e venduti a privati. La chiesetta attuale, di struttura seicentesca su preesistenze più antiche, fu restaurata e riaperta al culto nel 1911, mantenendo l’altare con stucchi in stile barocco.

Di influenza prettamente vallombrosiana è il titolo dell’odierna chiesa parrocchiale, Sant’Elena. Il primitivo edificio fu rovinato dalle soldataglie francesi impiegate nel 1658 per l’assedio di Mortara e fu riedificata nelle forme attuali nel 1662, e più volte abbellita e restaurata anche recentemente. La facciata, in eleganti linee di gusto barocco lombardo è preceduta da un grande sagrato selciato; il campanile ebbe il cupolino rimodernato in seguito a un fulmine. L’interno è a navata unica con sei cappelle laterali cinte da balaustre marmoree; l’altare maggiore con tronetto preceduto da balaustra è composizione barocca del primo settecento.

Tra le opere di pregio è la statua della Madonna del Rosario scolpita a Milano nel 1691, restaurata nel 1904 con il grandioso baldacchino ligneo riallestito in anni recenti. Gli stucchi e i dipinti della cappella risalgono al 1683, mentre la pala d’altare, collocata in coro insieme ad altre tele coeve, risale al 1683. Di fronte è l’altare di Sant’Elena, con statua moderna della Santa.

Poco distante sorge la chiesa dei Santi Giovanni e Francesco, già dell’omonima confraternita. Elegante è la facciata di gusto barocchetto settecentesco; all’interno ad unica navata è l’altare marmoreo e la balaustrata addossati al coro quando la chiesa fu adibita a sala parrocchiale; ora è in attesa di restauro.

Ai margini del paese, lungo lo stradale aperto nel 1819 verso Genova, sorge il Santuario della Madonna detta “di Santo Stefano”, che ha origine da un’antichissima chiesa di origine monastica, intitolata al Protomartire, nominata tra le carte dell’abbazia di San Pietro in ciel d’oro di Pavia nel 1106. L’edificio attuale, a unica navata di intonazione classica con campanile e annessa casa (già del romito) fu riedificata nel 1588 e in seguito abbellita ricordava l’affresco della facciata, datato 1614. Dopo il cedimento del tetto fu restaurata e riaperta nel 1901, aggiungendovi l’altare laterale con la statua di San Rocco. La sagrestia fu ricavata da una cappella laterale dedicata al Crocefisso, di cui si venera una antica immagine incorniciata, visibile da una finestra ornata da una preziosa inferriata del 1685. L’affresco sull’altare maggiore, ornato di stucchi barocchi, raffigurante la Santa Vergine è oggetto da secoli da tenera devozione da parte dei fedeli.

Le Suore Missionarie dell’Immacolata aprirono una tra le prime case filiali nel 1921 a Cergnago, e per molti decenni tennero l’asilo e l’oratorio parrocchiale. Tra i parroci ricordiamo don Luigi Isella morto in concetto di santità nel 1916 mentre era all’Altare, e don Luciano Pulcini (che resse Cergnago tra il 1955 e il 1993), che provvide di locali per le opere parrocchiali: la “casa gioiosa”. Regge attualmente la parrocchia il dott. Don Paolo Ciccotti.

Il testo di questa pagina è stato estratto da un articolo di Don Cesare Silva nella pubblicazione “Aurora della Lomellina” (aprile 2023).