San Giovanni Evangelista

Carbonara al Ticino

La Chiesa parrocchiale
La Parrocchiale di Carbonara T.
19/09/2022
L’abitato di Carbonara (che nel 1863 ebbe aggiunta l’apposizione “al Ticino”) sorge lungo il tracciato medioevale della strada che da Mortara conduceva a Pavia, allungata ai bordi della via sulla costa del fiume Ticino. Da qui si intravede, oltre la valle, la mole imponente della cupola del duomo di Pavia e la sagoma dell’altissimo campanile della chiesa del Carmine. Il nome deriva da una foresta secolare che si estendeva tra il fiume Ticino e l’Agogna dal Po fino all’altezza di Gropello e Dorno, conosciuta in età tardo antica come sylva carbonaria. Essa infatti fu per secoli sfruttata per la fabbricazione del carbone ottenuto da un processo di combustione dei tronchi degli alberi. L’abitato era già una curtis, cioè un centro dotato di autonomia civile con una chiesa, già nel 690, quando il re Longobardo Cuniperto vi sottoscrisse un diploma. L’abitato originario doveva probabilmente corrispondere alla località odierna dei Sabbioni, ove esisteva un’antichissima chiesa, di cui resta soltanto l’abside romanica, diroccata.

La chiesa e i possedimenti annessi erano sede di un priorato benedettino dipendente dal monastero di San Colombano a Bobbio, fondato nel 641, i cui monaci erano strettamente legati ai Longobardi e alla loro capitale, Pavia. Nell’anno 891 la chiesa di Santa Maria e il priorato furono ceduti al monastero pavese di santa Maria Teodote, oggi sede del seminario vescovile. Nel 1083 passarono ai chierici regolari di Santa Croce di Mortara che ne fecero un centro importante della loro congregazione che possedeva la canonica annessa alla basilica di San Pietro in ciel d’oro, da cui dipendeva Carbonara.

Nel 1524 essa finì in commenda e cessò la vita religiosa presso la chiesetta di Santa Maria, che rimase officiata fino al novecento. Annessa alla chiesa vi era anche un ospizio per pellegrini che si manteneva attraverso la produzione del carbone, che rimase in funzione fino al tardo medioevo, quando la foresta cedette il posto a campi coltivati e irrigati. Alle origini dell’ospizio vi è la figura di Sant’Aldo eremita, di cui conosciamo appena i contorni biografici. Pare fosse vissuto ai Sabbioni nel secolo VIII e appartenesse alla famiglia monastica di San Colombano; attese alla vita eremita svolgendo il lavoro di carbonaio e assicurando ospitalità ai pellegrini poveri di passaggio. Dopo la morte il suo corpo fu seppellito nella chiesa del priorato e oggetto di venerazione anche fuori dai confini dell’Italia: Il suo nome è infatti ricordato nei più antichi martirologi benedettini. In seguito le reliquie furono trasportate nella chiesa di San Colombano maggiore a Pavia dove rimasero in onore fino al 1565 quando la chiesa fu chiusa. Quindi furono trasportate nel Duomo e poi nel 1573 collocate presso l’altare maggiore della basilica di San Michele, in un’urna accanto alle ossa dei vescovi Sant’Ennodio di Pavia e Sant’Eleucadio di Ravenna. Alcuni decenni fa alcuni frammenti di reliquie furono donate alla parrocchia di Carbonara che le ha fatte collocare in una statua del Santo dormiente sotto l’altare a capo della navata destra della chiesa parrocchiale. La memoria liturgica si celebra il 10 gennaio.

La parrocchia di Carbonara ebbe origine molto più tardi, presumibilmente agli inizi del sec. XVI a seguito della riorganizzazione della cura d’anime delle pievi della diocesi di Pavia (dalla quale passò a Vigevano solo nel 1817) in Lomellina. Fu scelta la chiesa di San Giovanni nell’abitato di Carbonara, sorto alcuni decenni prima in un’area più salubre e sicura. La primitiva chiesa fu demolita nel 1753 per lasciare posto all’attuale edificio, originariamente composto dalla navata centrale e dal presbiterio, con accanto l’alto campanile attuale, completato con la cella campanaria nel 1820. Nel 1791 furono aggiunte le due navate laterali, il coro, che risultò di grandiose dimensioni, e le due sagrestie.

Nel 1792 furono commissionati i lavori lignei del coro, del pulpito e del battistero. Nel 1795 fu costruito l’altare maggiore con la balaustrata in marmi policromi e in belle forme tardo barocche, e furono aggiunti i due altari simili a capo delle navate. Nel 1839 la chiesa fu prolungata di una campata e fu collocato in controfacciata il pregevole organo Lingiardi, che era stato costruito nel 1815 e posizionato in coro.

In quell’occasione fu eretta la facciata, di eleganti linee classiche, secondo lo stile ionico, mentre fu intonato tutto l’interno secondo il gusto dorico. Risulta la più grande chiesa del Siccomario, e presenta in facciata bei mosaici moderni. In presbiterio si conserva un prezioso polittico di scuola pavese di inizio cinquecento proveniente dalla chiesa di Santa Maria ai Sabbioni. Alla frazione Campomaggiore (che fu comune autonomo fino al 1815) è ancora officiata la chiesa di Santa Maria Assunta, di belle forme tardo barocche. Accanto alla chiesa parrocchiale sorsero molte opere per cura dei parroci di Carbonara e generosità dei fedeli. Ricordiamo l’oratorio con il grande salone già cinematografo, l’asilo, un tempo retto dalle suore Missionarie dell’Immacolata, e una casa di riposo intitolata a Giovanni XXIII, ora chiusa.

La parrocchia, che è intitolata a San Giovanni evangelista è attualmente retta dal dott. Don Antonio Impalà che cura anche la vicina parrocchia di Villanova d’Ardenghi, che fino al 1910 dipendeva da questa di Carbonara.

Il testo di questa pagina è stato estratto da un articolo di Don Cesare Silva nella pubblicazione “Aurora della Lomellina” (ottobre 2022).