Il nome di Cilavegna si trova per la prima volta in un documento del X secolo, in cui era citato come “Cilavinnis”. Il nome, nei secoli successivi, si trasformerà via via in “Celavegna, Cellavegna, Cillavegna, Cellavigna”; deriva probabilmente da “Cella vinium”, oppure da “Cella vinea”. La prima parte, “cella”, è un toponimo che fa riferimento all’abitudine in epoca romana di costruire anche lungo le strade secondarie, una delle quali passava per Cilavegna, delle celle, o depositi, per l’annona militare; la seconda parte del nome, “vinium” o “vinea”, fa riferimento alla cultura della vite particolarmente adatta a terreni non ancora irrigui. I due termini ci portano al significato finale del nome del paese: “Deposito presso le vigne”.
Secondo altri studiosi il toponimo verrebbe invece da “Coeli venus” con evidente riferimento alla salubrità dell’aria. Il Rampi, autore d’una dotta monografia su Cilavegna, uscita nel 1965, propende per la prima ipotesi.
27/08/2022
Il castello, costruito in quegli anni, costituisce il nucleo del piccolo borgo. L’entrata al castello avviene attraverso un ponte levatoio ed un piccolo pontile per i pedoni. La storia racconta cose misteriose sui sotterranei del castello: trabocchetti e pozzi dalle cui pareti fuoriescono lamine per torturare gli sventurati che cadono in disgrazia al feudatario. Questo è rappresentato oggi dal moderno palazzo municipale, sulla cui facciata occidentale è identificabile, nel settore centrale della stessa, un torrione massiccio (nella foto) - in cui si apre l’ingresso - nel quale il Rampi, storico locale, ha voluto ravvisare la traccia superstite della primitiva rocca.
Il suo territorio viene assegnato nel 1191 a Pavia, per passare in seguito sotto il dominio di Vigevano nel 1449. Il Rinascimento vede sorgere un nuovo castello sull’antica rocca; le mura comprendono, oltre alla chiesa parrocchiale di San Pietro, il cimitero antistante il piazzale della chiesa, una chiesetta dedicata a San Rocco sul fianco nord, un’area ad ovest coltivata ad orto con alcune abitazioni civili confinanti con il palazzo del feudatario che occupava l’angolo sud-ovest del quadrilatero con annessa la Torre di proprietà comunale. Tutta l’area è circondata da una fossa alimentata da acqua sorgiva, mentre l’entrata al Castello è consentita dalla presenza di un ponte levatoio prospiciente la torre. Sul finire del cinquecento il castello viene ridotto a semplice abitazione e sono soppressi baluardi e bastioni; le pietre ed i mattoni in buono stato vengono recuperati per la costruzione di parte dell’antico paese. Nel 1636 il conte Cesare Taverna acquista il feudo di Cilavegna; la sua famiglia, originaria di Nizza Monferrato e residente da tempo in paese, viene insignita del titolo di Conti Palatini, e rimane proprietaria del feudo fino alla fine del 1700.
Cilavegna ha dato i natali a Pietro Conti (1796-1856), inventore della prima macchina italiana per scrivere (il «tachigrafo»).
25/08/2022
, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, risalgono al X secolo:
è infatti intorno ad essa che viene eretto il castello. Gli scavi eseguiti nel 1942 lo confermano, indicando che la chiesa,
risalente al XII secolo, è una ricostruzione della precedente e che la primitiva pieve probabilmente risale addirittura al
V-VI secolo. Nell’anno 1669 si decide di restaurare ed ampliare la costruzione, ormai angusta per i bisogni della popolazione.
Tra le numerose opere pregevoli esistenti nella chiesa spiccano un ostensorio in argento del XVIII secolo lavorato a cesello e a
sbalzo, il baldacchino, usato ancora oggi nelle solenni processioni, lavorato e decorato con pannelli in oro, rappresentanti episodi
della vita di Cristo.
Fra tutte le chiese, spetta il primo posto a quella di San Martino (XV sec.), nota anche come Chiesa del Cimitero. Diverso è l’aspetto attuale rispetto a quello originario: la facciata porta tracce di affreschi decorativi nel portale e due figure di Santi Vescovi al di sopra delle finestrelle. Sono invece in buono stato due affreschi all’interno, risalenti anch’essi al XV secolo. Il primo raffigura un pregevole volto della Madonna, l’altro la Madonna in trono con in grembo il Bambino.
Altre chiese che meritano di essere citate sono:
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, posto alla fine di un suggestivo viale alberato, situato lungo una
strada secondaria che conduce a Parona, luogo di culto molto importante per gli abitanti dei due paesi limitrofi. Le origini della
costruzione sembrano risalire agli anni precedenti il 1600, anche se è solo dal XVII secolo che ci giungono notizie fondate
sulla sua effettiva esistenza. Anticamente era denominata “Gesiolo della Calderlina” e serviva come supporto della
cascina omonima. La chiesa rischiò la distruzione in due occasioni: la prima nel 1671, quando per ordine del Vicario,
l’immagine della Vergine Maria doveva essere trasportata nella Chiesa parrocchiale; fortunatamente ciò non accadde ed il
Santuario venne ristrutturato e rinforzato per evitare i furti. In seguito, per molti anni, non vennero celebrate Messe, fino al 1719,
quando il frate A. Zuccola convinse la Curia a ricominciare a celebrare le sacre funzioni. Nel 1871 di nuovo il pericolo di
demolizione, stavolta a causa del canale Quintino Sella, che sarebbe dovuto passare sul terreno del Santuario: anche questa volta
il pericolo fu scongiurato grazie all’intervento dell’ingegnere cilavegnese Giuseppe Pisani che modificò il
tracciato del canale.
In origine senza stile e ad una sola navata, nel 1889 si iniziò l’ampliamento per opera del sacerdote don Giovanni Delconsole. Oggi la Chiesa presenta una pianta a tre navate e tre altari: l’altare maggiore al centro, ed ai lati quelli della Madonna di Lourdes e di Santa Rita, cui è annesso il prezioso paliotto intarsiato con marmi e stucchi. L’interno è decorato con dipinti del pittore Villa di Vigevano, mentre l’affresco di Sant’Anna è da attribuirsi al pittore Gaudenzio Ferrari.
Le campagne intorno a Cilavegna sono l’ambiente ideale per coltivare con successo una varietà d’asparago di grande pregio: l’Asparago di Cilavegna. Così tenero da poter essere consumato integralmente, dal sapore delicato e raffinato, è di colore chiaro (rosa-violaceo nella parte del turione e bianco nella parte del gambo). È ortaggio primaverile che si raccoglie tra marzo e maggio. Si può gustare da solo, semplicemente lessato, o preparato sotto forma di pietanze varie, quali frittate e risoni, o condito con uova al burro e parmigiano grattugiato...
Nonostante la crescente industrializzazione, si mantiene alto il valore della tradizione agricola scandita dai ritmi di una natura generosa che vede nella produzione dell’asparago la sua punta di diamante.
Costruita in territorio prevalentemente pianeggiante, Cilavegna ha sempre avuto grande rispetto per l’ambiente naturale. In particolare, è da segnalare che l’amministrazione comunale ha acquistato un terreno sabbioso a dosso, il cosiddetto “Bosco Oliva”, affidato in concessione ad una associazione locale per un progetto di ricostruzione di un bosco con specie autoctone.
È opportuno segnalare la presenza dell’attrezzatissimo parco acquatico
Tropical Acqua Park , vanto del paese, che comprende piscine, acquascivoli,
bar e ristorante.
durante la Sagra dell’Asparago da Internet
Feste popolari di rilievo sono anche; la Festa dei SS. Pietro e Paolo, patroni del paese, che ricorre il 29 giugno e che viene celebrata sia con riti religiosi sia con giochi sulla piazza della Chiesa parrocchiale; la Festa di Sant’Anna, il 26 luglio, che si tiene presso l’omonimo Santuario, è festa prevalentemente religiosa, anche se non mancano bancarelle di ogni tipo, un banco di beneficenza e l’immancabile conclusione con lo spettacolo pirotecnico.